Comunicare valore, una questione di responsabilità sociale

L’intervista a Giuliana Malaguti, responsabile comunicazione Fondazione Banco Alimentare.

Se ci sono tanti alberi deturpati e ce n’è uno che emana luce e risplende… proprio questo ultimo passa in ombra. Si fa fatica a raccontare la sua energia e di come questa impatti positivamente tutto ciò che c’è attorno.  Siamo partiti da questo affondo per costruire l’evento formativo “Comunicare Valore”, accreditato dall’Ordine dei Giornalisti Sicilia e dal Festival dello Sviluppo Sostenibile.

La Comunicazione di valore è una delle anime su cui Banco Alimentare investe tempo, risorse, idee e strategie perché questo vuol dire trasparenza, connessione ma anche crescita e sviluppo di una strategia che sia sempre di più al servizio della propria mission: dire no allo spreco alimentare, dire no alla povertà alimentare.

Abbiamo intervistato Giuliana Malaguti, responsabile comunicazione di Fondazione Banco Alimentare per snocciolare insieme a lei proprio il tema della comunicazione che genera valore.

Perché è importante per gli enti del Terzo Settore costruire una comunicazione che generi valori?

«Comunicare oggi significa “esistere”. La comunicazione è un investimento che genera diversi impatti: awareness, reputazione, posizionamento etc e, come diceva André-Gustave Citroën (fondatore della omonima casa produttrice di auto), fare, senza far sapere di aver fatto, è nulla”. Comunicare vuol dire dare voce alla propria mission, ai valori che hanno mosso i fondatori di una realtà del terzo settore ad esistere. Comunicare vuol dire avere un ruolo, posizionarsi in un contesto iper connesso e animato da tantissime realtà. Comunicare è strategico perché, oggi, ad una organizzazione del Terzo Settore, non solo viene chiesto di condividere i risultati qualitativi/quantitativi raggiunti, ma anche di narrare quale siano gli impatti generati in termini di cambiamento positivo. Comunicare il proprio impatto è questione di “purpose”: significa rispondere alla domanda sul perché un’organizzazione del Terzo Settore sia nata, significa tenere viva l’origine e lo scopo per cui abbiamo scelto di costituirci. Tutto questo non vuol dire solo strutturare risposte a problemi (nel nostro caso la povertà alimentare e lo spreco), ma indagare sul come le risposte che Banco Alimentare organizza contribuiscono a rendere ogni giorno il mondo un luogo migliore. In altri termini una comunicazione che narra l’impatto di una organizzazione del Terzo Settore è una narrazione del cambiamento, che non si riduce soltanto a una questione che va oltre gli obiettivi».

Qual è il percorso che Banco Alimentare ha fatto per strutturare un’anima alla Comunicazione?

«Il primo passo è stato un percorso di Brand Identity, partendo dai valori di Banco Alimentare, dal posizionamento percepito e dalla visione che nella rete Banco Alimentare avevamo di noi stessi. Dare alla comunicazione un’anima è stato, nel nostro caso, utilizzare gli strumenti di comunicazione per far emergere e dare visibilità all’ideale che sorregge la nostra quotidianità fatta di operatività, di logistica, ma anche di relazioni interpersonali profonde, di un impegno e di una cura che desideriamo coltivare e verso cui ci sfidiamo ogni giorno. Questo percorso, che non è finito e prosegue, è pieno di fascino perché condiviso e perché ci insegna ogni giorno quanta bellezza sia racchiusa anche nel nostro quotidiano. Compito della comunicazione è fare vedere quanto straordinario ci sia anche nell’ogni giorno».

Quali sono le sfide (o gli elementi su cui occorre migliorare) che gli enti del Terzo Settore devono affrontare sul campo della comunicazione?

«La grande sfida è restare attaccati all’origine, alla propria mission. Anzi, forse ancora di più è restarle attaccati, con amore, con stupore, con incanto. In altre parole la sfida che abbiamo davanti a noi è la capacità di rimanere fedeli alla nostra identità, trovando modalità innovative e creative per perseguirla e comunicarla. La mission racchiude la nostra distintività, ovvero quella che nel marketing è la Unique Value Proposition” (UVP), cioè quell’elemento che permette di differenziarsi e di comunicare in modo autentico il valore unico della nostra organizzazione e che può essere messa al servizio di chi ti sceglie. La sfida è dunque essere capaci di metter in luce il nostro punto di forza unico e rilevante in comunicazione, è ciò che ci rende speciali e ci distingue dalle altre realtà. È proprio questa la grande ricchezza che ci guida nel costruire partnership con il privato sociale ma anche con il mondo produttivo e la comunità in genere».