Il cuore ha messo la mascherina, ma non ha smesso un attimo di battere!

Guardo la fotografia di Greta e mi commuovo. Ne avevo bisogno in queste giornate così drammaticamente uguali. Greta ha 20 anni, ha la mascherina, i guanti e solleva scatoloni di cibo. Ha scritto un messaggio breve, meravigliosamente pieno di speranza: “Sto preparando un esame, ma tutte le mattine sono qui. Perché se la vita fuori si è fermata per noi, adesso corre al doppio della velocità. E alla fine, quando torno a casa, sento ancora di aver ricevuto, di aver imparato di più io”. Quante foto come quella di Greta da tutta Italia. Quanti messaggi, quante parole dette sottovoce, quanti piccoli e grandi gesti.

L’emergenza sanitaria ha sconvolto la nostra vita, il nostro quotidiano. Sta sconvolgendo le relazioni, i rapporti, sta scavando solitudini drammatiche. Ma non ha fermato il cuore di tanti. Il cuore ha messo mascherina e guanti, ma non ha smesso un attimo di battere. Non c’è tempo, non c’è possibilità. In tutta Italia il Banco Alimentare continua la sua missione: essere vicini a chi ha bisogno di cibo, a chi non ce la faceva prima e tanto meno ce la può fare adesso. Con intelligenza, senza tralasciare nessuna precauzione.

“Credo che ognuno sia chiamato a fare la sua parte - scrive Anna dalla Valle D’Aosta - Se un medico sta salvando una vita, se uno scienziato sta studiando un vaccino, io posso occuparmi di portare cibo a chi non ne ha”. Bisogna davvero aver incontrato qualcosa di grande per avere questa consapevolezza, qualcosa che sfida la paura, che ti mette in moto.

Da tante realtà del Paese ci raccontano come fin dall’inizio dell’emergenza sia cresciuto il numero di persone che si offrono come volontari. Come racconta Clara dal Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia: “Sono tante le persone che ci hanno scritto o chiamato per offrire il loro aiuto in questo periodo particolare. Qualcuno si è offerto come volontario in magazzino, ma in particolare mi hanno colpito due professionisti che, lavorando entrambi nel settore dell’intrattenimento, sono bloccati sul fronte lavoro. Ci hanno subito chiamato, non solo per darci una mano ora, ma anche per il futuro; prevedendo un ritorno alla normalità molto lento per loro e quindi considerando che avranno ancora del tempo libero da dedicarci”.

Anche chi materialmente non può uscire di casa è coinvolto in questa grande opera di solidarietà. “Mi piange il cuore - scrive Anna - come vorrei essere con voi in questo momento. Ma la mia età non mi consente di uscire. E allora pregherò il buon Dio che vi dia la forza e l’aiuto necessario per raggiungere tanti fratelli che si trovano nel bisogno”. Anche costretti a casa si prova a non perdere contatto con le persone in difficoltà.

Un amico di un centro di solidarietà mi raccontava di aver chiamato Carmelo, un signore che viene assistito ormai da vent’anni. Ha così scoperto che era ricoverato perché contagiato dal virus e che sua mamma, con cui viveva, era morta dieci giorni fa. “Mi ha fatto una grande tenerezza- mi raccontava questo amico- Al telefono era come un bambino impaurito. Mi diceva che avrebbe voluto morire lui al posto della madre”. Quando finirà l’emergenza quanti come Carmelo ritroveremo, quante tragedie scopriremo, quante vite riabbracceremo di nuovo.

“Ho un cuore esplosivo - scrive Angelo - Non mi fermerei nemmeno il sabato per portare aiuto e vicinanza a chi è il difficoltà”. Una signora di Bologna dopo averle portato un carico di prodotti freschi da distribuire gli ha mandato un messaggio: “Grazie a Dio è arrivato un Ducato pieno di affettati, yogurt, piadine, che oggi sono stati distribuiti ad un centinaio di persone. Una signora si è messa a piangere dicendo che aveva perso il lavoro ed erano tre giorni che mangiava riso scondito”-

Il bisogno aumenta ogni giorno di più. Anche se tutto questo non entra nelle cronache quotidiane. Milioni di poveri sono rimasti tali, tanti altri se ne stanno aggiungendo.

“Come si può avere un aiuto? - scrive Monia a Torino - Siamo in due in famiglia e siamo rimasti senza lavoro e non riesco a capire a chi rivolgermi”. Quanti messaggi come questo arrivano nelle nostre strutture. È un grido d’aiuto che ci sfida ogni giorno. E che ci cambia: “Ogni circostanza della vita - è scritto in un post - anche la più insidiosa permettendoci di rivedere vecchie abitudini e schemi e di non dare più nulla per scontato, ci fa apprezzare ancora di più tutto ciò che abbiamo ricevuto. In questo modo recuperando il senso profondo della nostra opera e pur coscienti che non risolveremo il problema della povertà, abbiamo una formidabile occasione per far crescere la nostra umanità”.

Proprio così. Con l’aiuto di Dio sarà Greta con i suoi vent’anni e il suo sorriso dietro alla mascherina, che aiuteranno questo mondo ferito a non spegnere la speranza.

 

Massimo Romanò