Ass. Banco Alimentare Piemonte/ Guerra dei poveri a colpi di cibo
La “guerra dei poveri” si combatte anche davanti a un supermercato chiuso. Nei giorni scorsi, alla periferia Ovest di Novara, due donne di origine straniera sono venute alle mani davanti a una cassetta di verdure ammaccate – e per questo invendibili – depositate all’esterno di un punto vendita. Il battibecco sarebbe nato in quanto una sosteneva che l’altra si sarebbe impossessata di un numero eccessivo di ortaggi. La discussione è degenerata nei toni, fino a quando una ha sferrato un violento pugno in faccia a quella che considerava una “rivale” e l’ha spedita al pronto soccorso.
Un episodio triste, ma che è anche “specchio dei tempi” in una città in cui gli effetti della crisi si fanno sentire sempre di più, ma che di contro induce a interrogarsi sugli sprechi alimentari, talmente attuali che il Parlamento Europeo ha deciso di dedicare il 2014 a questa “causa”.Si pensi ad esempio al cibo che, non rispondendo a determinate caratteristiche, non può finire o deve sparire dagli scaffali dei punti vendita, ma che allo stesso tempo può ancora essere consumato. E c’è chi opera quotidianamente per evitare che questi prodotti finiscano nel calderone dello sperpero – secondo la Fao un terzo del cibo prodotto nel mondo è sprecato, pari a 1,3 miliardi di tonnellate all’anno – ma soprattutto per riempire lo stomaco di chi versa in difficoltà, una categoria sempre più numerosa, come confermano gli addetti ai lavori.
Un meccanismo di recupero reso possibile dalla legge 155/2003, detta “del Buon Samaritano”, che norma l’attività e che «l’Italia è l’unico paese europeo ad avere legiferato in tal senso», spiega Davide Cerina, direttore del Banco alimentare di Novara. La Onlus, nota anche a livello nazionale, in provincia di Novara rifornisce 50 strutture di solidarietà (7 in più rispetto al 2012), che a loro volta assistono più di 10 mila persone. «L’utenza di queste realtà - spiega Cerina - è cresciuta del 25% solo fra il 2012 e il 2013, sulla sola città di Novara si contano 6000 assistiti. E se in passato erano soprattutto straniere, ora una buona percentuale è rappresentata dagli italiani».
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Fonte: Tribuna Novarese - di Elena Ferrara
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