BA Alessandria. Povertà maschile, ora è allarme

 

Cresce la povertà. Una "non notizia", forse, ma purtroppo questa consuetudine "mediatica" rivela sempre la sua drammaticità. È una lotta quotidiana. Una corsa in avanti verso l’ignoto, magari verso la primavera del 2013, nella speranza che la crisi non arrivi a toccarci. Ma purtroppo la situazione governativa non si riesce a debellare nemmeno scendendo in piazza, anche se è pur sempre necessario farlo. Sono saliti a 21 mila gli assistiti del Banco Alimentare della provincia di Alessandria. Un segnale sintomatico che indica, di conseguenza, il perdurare della crisi economica e la diminuzione della soglia di povertà.

Alla sede dell’associazione onlus nell’ex caserma Giorgi, a Novi, fanno capo 171 strutture caritative presenti sul territorio provinciale. Nel 2010 sono state distribuite 1.200 tonnellate di alimenti e quasi altrettante dall’inizio del 2011 a oggi.

«La situazione non sta migliorando - spiega il direttore del Banco Alimentare, Carla Scarsi - perché le strutture segnalano l’aumento degli assistititi e dal 2010 per il Banco sono anche aumentate le associazioni convenzionate ad esempio mense per indigenti, parrocchie, comunità di recupero e gruppi di volontari che distribuiscono pacchi di alimenti alle famiglie. Questo comporta un aumento enorme di lavoro per i nostri volontari, ovvero persone che a titolo gratuito ogni giorno provvedono alle operazioni di magazzino. Tra questi compiti sono compresi lo stoccaggio di alimenti provenienti dagli aiuti comunitari e dalle aziende donatrici e la preparazione dei bancali da consegnare alle strutture caritative. Lavori impegnativi che necessiterebbero un incremento di personale volontario. Chiunque abbia tempo da donare al Banco Alimentare può contattarci o venire direttamente a trovarci, per vedere il lavoro quotidiano che svolgiamo».

I problemi maggiori per il Banco Alimentare riguardano infatti il numero di volontari che è carente per la mole di lavoro da svolgere e la mancanza di spazi per l’attività. Vista la crisi profonda nazionale, le donazioni non aumentano e comunque ci sono sempre spese rilevanti per la gestione ordinaria del Banco. «Per far fronte all’aumento delle richieste - prosegue Scarsi - oltre a cercare di coinvolgere le aziende agroalimentari, particolare cura poniamo nell’organizzazione della giornata della Colletta Alimentare che si svolgerà l’ultimo sabato di novembre. Questa iniziativa rappresenta poco più del 10 per cento dell’approvvigionamento totale. Lo scorso anno sono tate infatti raccolte 114 tonnellate di cibi e hanno partecipato spontaneamente in tutta la provincia circa 650 volontari. La giornata della colletta alimentare è molto importante dal punto di vista educativo perché coinvolge tutta la popolazione in un gesto di solidarietà e perché riusciamo a ottenere tipologie di alimenti non facili da reperire durante l’anno (tonno, carne in scatola, omogeneizzati, olio)».
La crisi ha mutato anche la tipologia della persona che si rivolge agli enti assistenziali. Oggi, infatti, sono in crescita le famiglie che non arrivano più a fine mese, causa la perdita del lavoro anche solo di un membro. Ma per avere il pacco alimentare si rivolgono, a esempio alla Caritas, alle conferenze San Vincenzo o alle parrocchie, persino i separati e i divorziati (in prevalenza uomini) che avendo lasciato la casa al coniuge si vedono costretti a pagare i sostentamenti, un nuovo affitto, fare i conti con il caro vita o con la cassa integrazione.

Fonte: Gino Fortunato - Il Novese