BA Piemonte / Il Banco Alimentare distribuisce 6mila tonnellate di cibo
Fonte: Enrico Romanetto / Torino Cronaca
Mettere insieme il pranzo con la cena allo sportello di un’associazione di volontariato, chiedere asilo ad una mensa per poveri o ritirare una sporta che permetta di affrontare un giorno in più della settimana, Il pregiudizio comune nell'immaginario di una simile realtà ci restituirebbe la figura di un immigrato, considerato all’estremo della lista nelle cosiddette "fasce deboli", eppure, poco più della metà percentuale dei 41.123 torinesi costretti ai morsi della lame, secondo i numeri forniti dal Banco Alimentare. Sempre più italiani, in costante aumento, con un 25% di poveri in più ogni anno. A questa emergenza la fondazione «contro lo spreco, contro la fame», presieduta in Piemonte da Roberto Cena, ha fatto fronte negli ultimi dodici mesi con oltre 6mila tonnellate di cibo distribuite sul territorio regionale, per un valore complessivo stimato attorno ai Z3milioni di euro. Le prospettive si aggravano se si pensa che, solo per quest’anno a Torino, si prevede la raccolta i oltre 90mila pasti, quando in Piemonte il numero degli indigenti toccherebbe quota 102mila. Il paradosso, che finisce per complicare ancora di più le cose, nasce dal fatto che, proprio in questi tempi di crisi, per meglio organizzare le risorse e scansare i furbetti, il Banco alimentare abbia ridisegnato la mappa degli enti e delle associazioni al termine della filiera, Quelli che, in sostanza, ricevono il cibo e lo distribuiscono, Non aumentando il numero ma riducendo i beneficiari. Da 750 a 560 enti «controllati uno ad uno», che fanno da anello di congiunzione con ogni nuova povertà. «I numeri sono in costante aumento, con nuovi approdi alle soglie di povertà» Ha spiegato Roberto Cena, intervenendo ieri alla tavola rotonda “Povertà e disagio nella Torino del terzo millennio”, organizzata dalla Consulta per le persone in difficoltà per presentare i risultati di un progetto di integrazione sociale nei quartieri periferici, «L’amara constatazione viene al fatto che sono sempre di più gli italiani a rivolgersi agli enti assistenziali - continua Cena -. Gli immigrati, che verrebbe da pensare in percentuali maggiori, sono appena il 60%, mentre dei restanti sempre più sono i lavoratori a cui non basta lo stipendio a fine mese, quelli in cassa integrazione, separati oi precari e i mal pagati».I dati da cui è partita, invece, l’iniziativa la Cpd di Paolo Osiride Ferrero, già nel 2009, non restituivano una realtà meno difficile in particolare per gli anziani, proprio in quelle zone della città «dove il disagio sociale è più forte» e «costano molto i servizi e le utenze, più che l’affitto» come ha sottolineato il presidente Paolo Osiride Ferrero, tra i relatori del convegno insieme agli assessori alle Periferie, Ilda Curti, e ai Servizi sociali del Comune di Torino, Marco Borgione, il presidente di Atc, Elvi Rossi, e il direttore della Caritas diocesana Pierluigi Dovis, «A noi – conclude Cena · ogni nuovo povero che si rivolge agli enti e alle mense costa appena 8 euro all’anno, ci domandiamo quanto possa costare alle istituzioni che dovrebbero occuparsene».