BA Trentino Alto Adige / San Vincenzo. Famiglie povere in aumento del 30% a Bolzano
Fonte: Antonella Mattioli - Alto Adige
BOLZANO. «Nell’ultimo anno le persone in situazioni di povertà che si sono rivolte a noi sono aumentate del 30%. Oggi, complessivamente, assistiamo 1400 famiglie concentrate in particolare tra don Bosco e i nuovi quartieri oltre via Resia». E’ preoccupato Mario Ghirardini, presidente della San Vincenzo, perché
dal suo osservatorio non vede ancora la fine della crisi che ha provocato un forte incremento del numero dei nuovi poveri.
Un fenomeno questo che ha costretto i responsabili dell’associazione a stilare una sorta di graduatoria del bisogno per cercare di soddisfare se non tutte almeno la maggior parte delle richieste. «Ogni mese - dice il residente — riceviamo dal Banco Alimentare di Trento un tir di prodotti alimentari di base che suddividiamo poi in sacchetti e distribuiamo nella sede di via Renon o presso le parrocchie che ci mettono a disposizione i locali. Fino ad un anno fa riuscivamo ad accontentare tutti. Oggi, essendo aumentato il numero, abbiamo dovuto ridurre il contenuto dei sacchetti che a questo punto devono durare anche per un periodo più lungo».
Tra chi bussa alla porta della San Vincenzo, accanto ad immigrati in genere e badanti momentaneamente senza lavoro, ci sono sempre più spesso altoatesini. In comune la causa che li ha portati in una situazione di povertà: la perdita del lavoro, un divorzio, la dipendenza da videogiochi. «Mi è capitato spesso - dice Roberto Santimaria, che da 30 anni collabora con la San Vincenzo e tiene la contabilità - di trovarmi di fronte ex clienti (è dipendente di una banca di Bolzano, ndr) e ci sono rimasto male: non me lo sarei mai aspettato». Santimaria guarda il fenomeno attraverso i numeri che di per sé sono asettici, ma lo vive anche in prima persona quando ogni sabato sera è di turno nei giardini davanti alla stazione con il Vinzibus, «E’ il bus della San Vincenzo che, 365 giorni all’anno, la sera distribuisce un piatto di minestra calda e un panino ai disperati. Il servizio viene garantito per due giorni dalla San Vincenzo italiana, poi tocca a quella tedesca (presidente il conte Ulrich Toggenburg) e alla Volontarius. ln media distribuiamo una cinquantina di piatti a sera, ma alle volte la minestra è finita e c’e ancora gente in fila».
Per Santimaria la distribuzione della minestra e anche un’occasione per fare due chiacchiere con i disperati. «Le storie dei nuovi poveri altoatesini sono tutte molto simili. La «prima» vita e stata in genere una vita normale, fatta di lavoro e affetti familiari. Poi succede che uno o altro, se non addirittura entrambi, si siano persi ed e li che è cominciata la discesa. A subire le conseguenze più pesanti della separazione sono gli uomini che, con uno stipendio normale, non ce la fanno a pagare gli alimenti, continuare spesso a pagare il mutuo dell’alloggio che il giudice ha assegnato all’ex moglie e contemporaneamente pagarsi un altro affitto. A questi si aggiungono i malati da videopoker. Giocano tutto quello che hanno e quando le loro risorse finiscono, fanno debiti con le finanziarie». Ma non sono solo storie di sconfitte. «C’è chi ce la fa ad uscire dal tunnel. E il caso di un giovane extracomunitario che veniva a mangiare la minestra in stazione e adesso sta facendo l’esame di assistente geriatrico. C`era anche un meranese che faceva la fame, ma studiava all’università e tutte le sere prima di tornare a casa si fermava in stazione a mangiare un piatto di minestra. Ha ottenuto una borsa di studio e ora è in Germania a imparare il tedesco. Sono s icuro che ce la farà anche lui».
Oltre che economicamente, la San Vincenzo aiuta i poveri offrendo loro un sostegno morale. «l nostri poveri andiamo a trovarli a casa. Qualcuno ha l’alloggio e nient’altro. L’arredamento ce lo mettiamo noi, recuperando i mobili che altrimenti chi svuota l’appartamento butterebbe via». Cresce dunque il bisogno, ma non i volontari. «Servono giovani che mettano a disposizione degli altri un po’ del loro tempo».