Banco Alimentare Campania. 600mila senza un pasto in regione


Seicentomila e più bocche da sfamare, di ogni età e fascia sociale. Dai senza tetto ai pensionati, passando per chi resta disoccupato senza preavviso. E' il ritratto della Campania che ha fame, di una regione che ad oggi detiene il triste record nazionale di persone assistite con aiuti alimentari. Le statistiche diffuse dall'Agenzia governativa Agea (addetta alle erogazioni agricole) parlano di un aumento dei bisognosi del 30% in un anno. E’ la volenterosa rete formata da diverse associazioni, che ogni giorno si prodigano per garantire pasti e pacchi alimentari, non sempre riesce a soddisfare tutte le richieste, perché gli indigenti non cessano di proliferare.

Il 2011 è stato l’anno del punto di non ritorno. La crisi, la frenata del credito bancario, la crescita della disoccupazione e degli ammortizzatori sociali in deroga, hanno prodotto tutti insieme uno sciagurato effetto domino sulle famiglie. La Campania, con la sua punta di disoccupazione del 15,7%, risente più di ogni altra regione delle criticità socio-economiche. I numeri da soli non bastano a descrivere la gravità della situazione, ma mettono sulla buona strada. Vediamoli, La Agea a fine anno ha elaborato una stima del bacino di persone che hanno usufruito degli aiuti alimentari previsti dalle Politiche Agricole Comunitarie (Pac), ossia dal sistema che consente la distribuzione governativa di prodotti agroalimentari ricavati da eccedenze di produzione e donazioni volontarie. In Italia il numero di assistiti è arrivato a 3 milioni e 380mila, a fronte dei 2 milioni e 700mila registrati nel 2010. Cifre già alte, ma che fanno spavento se proiettate a livello regionale.

La Campania, infatti, da sola fa contare il 20% degli assistiti: 666rnila e rotti. Un quinto della domanda nazionale, dunque, ma anche il 3% del bacino d‘utenza di tutta l'Unione Europea, che si ferma a 18 milioni. Un vero e proprio “popolo" di affamati, capace di affollare una città di dimensioni medio-grandi. E la recessione, a Napoli e dintorni, ha fatto la sua parte, se si conta che rispetto al 2010 li cittadini assistiti con cibo sono aumentati di 150mila unità. «Al Sud la Campania ha segnato una crescita da 509.928 a 666.085 assistiti, che è anche il maggior incremento in termini assoluti dell‘intero Paese - spiegano dali'Agea - mentre nell'Italia insulare si registra il record della Sicilia passata da 408.517 a 529.292 persone assistite. Tale andamento è riconducibile a due spiegazioni: un effettivo incremento del numero degli indigenti, ma in parte anche la maggiore penetrazione del "servizio di assistenza" delle Organizzazioni Caritative sul territorio, come Banco Alimentare, Caritas, Comunità di Sant’Egidio».

Gli aiuti, per fortuna, non diminuiscono, tanto che nel 2011 in Campania si registrano 26 milioni di piccoli interventi, alias distribuzione di un pacco viveri o di un pranzo a mensa. Ma le associazioni sono preoccupate dalla crescente povertà sul territorio: «L'anno scorso abbiamo dovuto lasciar fuori alcune migliaia di famiglie che chiedevano la distribuzione di un pacco mensile, e noi ne assistiamo già oltre 100mila - spiega Roberto Tuorto, direttore del Banco Alimentare Campania, una delle realtà convenzionate con Agea - Lo sforzo è grande ma occorre maggiore impegno dalle istituzioni. Il welfare va potenziato a tutti i livelli, economico e progettuale Guai a lasciarci soli». E guai a lasciare soli pensionati, disoccupati e famiglie numerose, Le tre categorie che oggi più di tutte ricorrono all‘aiuto alimentare. «Quello che non possiamo non notare è proprio l'arrivo nelle mense di persone che, a prima vista, non definiresti mai povero - dice Antonio Mattone della Comunità di Sant’Egidio - E' il segnale di una povertà che non si arresta. So che è difficile dare risposte su occupazione e politiche economiche, ma è giusto che a Napoli il welfare riparta dalle azioni basilari, in primis dall‘aumento dei centri di accoglienza e degli alloggi sociali per anziani e senza tetto.