Banco Alimentare: col carrello tra le sbarre
(Fonte: Tracce.it) di Emmanuele Michela
Se pensate che quest’anno il Banco Alimentare sarà presente “solo” in 8mila supermercati italiani, vi sbagliate. È da 14 anni l’appuntamento fisso di fine novembre, e sabato prossimo verrà proposto anche in un luogo del tutto inusuale: il carcere.
Saranno, infatti, i penitenziari milanesi di San Vittore, Opera e Monza ad ospitare l’iniziativa, chiamata “La formica va in galera”. A promuoverla, Incontro e Presenza, un’associazione di volontariato nata nell’86, e che aiuta il reinserimento lavorativo e sociale di carcerati ed ex-carcerati. Una realtà che opera da anni in cinque case circondariali milanesi, incontrando più di mille detenuti all’anno, con l’appoggio di un centinaio di volontari.
«Proporre il gesto della Colletta in questo luogo significa avere la possibilità di ricercare le ragioni per cui vale la pena vivere in un altro modo, mostrando una reale proposta di vita per chi sta dietro alle sbarre», si legge in un comunicato dell'associazione.
L’iniziativa ha riscosso grande consenso, tanto che anche la Fondazione Milan, onlus che opera nel sociale, ha voluto aderire: a San Vittore, detenuto per un giorno sarà una storica bandiera rossonera, il calciatore Franco Baresi.
Ma come funzionerà questa colletta sui generis? I detenuti nelle scorse settimane hanno acquistato alcuni prodotti tramite il “sopravitto”, hanno, cioè, ordinato alcuni generi alimentari attraverso una società esterna al carcere che glieli consegnerà nei prossimi giorni. Sabato saranno i volontari di Incontro e Presenza a occuparsi della raccolta: passeranno di cella in cella, muniti di carrello e pettorina gialla.
«Chi più dei carcerati sente l’urgenza che il proprio bisogno venga condiviso perché possa riemergere il senso della vita?», spiegano ancora quelli di Incontro e Presenza. «È proprio a partire da questo grido che il gesto della Colletta acquista una valenza educativa, per loro e per noi. Grazie a questo gesto i detenuti sono in grado di riscoprire un’umanità viva e presente nonostante l’errore. Perché il cuore dell’uomo nella sua domanda di bene è uguale per tutti».