Banco Alimentare della Sicilia presentato alla Mondi Group: «serve dare uno sguardo nuovo al fare volontariato!» Parole di Valeria Fassari

Essere volontari ha mille sfumature, come ci dimostra Valeria Fassari, vuol dire anche avvicinare la realtà di Banco Alimentare al mondo produttivo. Come fare? Lo abbiamo chiesto in questa intervista

Musica è il tema della nostra newsletter #diariosulbanco. Abbiamo scelto di intervistare Valeria Fassari, volontaria storica di Banco Alimentare e oggi membro attivo del consiglio direttivo.

Il volontariato può sembrare quello strumento silenzioso dell’orchestra... in realtà, contribuisce a dare senso all’Opera. Se, poi, diamo allo “strumento volontariato” nuove sfaccettature si crea una perfetta armonia. Questo vuol dire costruire relazioni, fare Rete, far comprendere quanto sia importante il contributo che il privato sociale dà al territorio… Lo sa bene Valeria, che qualche giorno fa ha costruito uno spazio all’interno della Mondi Group, multinazionale con la quale lavora, per presentare Banco Alimentare della Sicilia. Il volontariato assume, in questa logica, nuove dimensioni, vuol dire anche creare dei ponti di dialogo e di conoscenza tra realtà non profit e profit. Come è nata questa esperienza? Ecco l’intervista a Valeria Fassari.

Da quanto tempo sei volontaria di Banco Alimentare? Come ti sei avvicinata a questo percorso?

«Ho conosciuto Banco Alimentare della Sicilia più di 20 anni fa, durante il periodo dell’università. Era una realtà nuova, ancora poco conosciuta. Oggi ha una sua dimensione, ben strutturata.

Dopo alcuni anni fuori Catania, sono rientrata e mi sono avvicinata nuovamente a Banco Alimentare nel periodo COVID. La parte più bella dell’essere volontaria è che ciascuno può esprimersi indipendentemente dal proprio percorso accademico o professionale. Le attività da fare sono tante: dalla parte pratica in magazzino o durante il periodo della Colletta a quella di supporto a tutto ciò che riguarda l’organizzazione di eventi e iniziative varie.

Banco Alimentare per me è casa: ho trovato dei veri e propri amici, mi ha riempita di bene, di umanità, di relazioni. Mi sono arricchita dei diversi sguardi: quello di Duilio, dello staff, dei volontari... avevo bisogno di vivere quella dimensione».

Da volontaria ad ambassador: com’è nata l’idea di presentare Banco Alimentare a Mondi Group?

«Ogni anno in azienda si svolge il MADD (Make A Difference Day), un momento di formazione e condivisione con i dipendenti su sostenibilità, qualità e sicurezza, temi a cui l’azienda è attentissima. L’appuntamento di MADD è stato, per me, l’occasione di connettere Banco Alimentare della Sicilia con la Mondi Group, organizzando uno spazio dedicato in cui abbiamo affrontato il tema dell’economia circolare e del contrasto allo spreco alimentare, presentando come caso studio proprio Banco Alimentare».

Avvicinare sempre di più le aziende alle realtà come banco alimentare: qual è il vantaggio per l’azienda?

«Si pensa che quando azienda e privato sociale dialoghino, a beneficarne sia soltanto il terzo settore. In realtà non è così, perché costruire spazi di formazione e informazione nei quali i dipendenti conoscono le associazioni del territorio vuol dire dare loro l’occasione di conoscerlo, capire quali sono le sue fragilità e trovare un modo per attivarsi in prima persona, aiutando il prossimo.

L’evento che abbiamo organizzato alla Mondi Group è stata un’occasione di formazione. E formare vuol dire avere cura della crescita dei collaboratori, non vederli solo come numeri, ma riuscire a metterli al centro».

Dopo l’evento cosa ti ha colpito maggiormente nei feedback dei tuoi colleghi (e in generale nell’azienda)?

«Il Feedback dei colleghi, ma in generale dell’azienda, è stato molto positivo! C’è stata una grande apertura, soddisfazione ed entusiasmo.

Molti dei colleghi conoscevano già Banco Alimentare e quindi condividere gli aspetti che lo caratterizzano è stato un modo per approfondire la realtà. Durante la presentazione, infatti, abbiamo condiviso quali sono i canali di approvvigionamento di Banco Alimentare, cosa vuol dire contrastare lo spreco alimentare, quali azioni ciascuno di noi può realizzare per generare comunità più consapevoli e tanti altri aspetti legati anche alla capacità di Banco Alimentare di comunicare con i propri stakeholders».

Essere volontario/a vuol dire anche generare relazioni esterne: avere la capacità di connettere la realtà con il mondo produttivo. come farlo? e perché è importante che il volontariato sia declinato anche su questo aspetto?

«Anche se Banco Alimentare è oggi strutturato come un’azienda, mantiene sempre al centro il proprio sistema valoriale. Pur dovendo rispettare le logiche aziendali, il fine ultimo si intreccia sempre con l’immagine di una mamma che non riesce a fare la spesa. Al primo posto c’è sempre quella mamma che ha bisogno di aiuto, ci sono sempre le persone

Il direttivo di Banco Alimentare ha delle figure professioniste che hanno messo al servizio della realtà le proprie competenze e capacità. I volontari, anche del direttivo, devono guardare al termine “volontario” come un’opportunità di crescita anche per loro: e per me lo è stato, perché a volte le nostre capacità vengono fuori anche in questo modo. 

Come fare quindi ad avvicinare Banco Alimentare alle aziende? Beh.. Bisogna partire da dove lavoriamo: quale posto migliore per parlare di Banco Alimentare se non nelle aziende con cui collaboriamo?

Io sono Valeria, professionista e volontaria. Quando una persona mi chiede cosa faccio, rispondo sempre che lavoro, sì, ma che sono anche volontaria di Banco Alimentare.

È anche un modo per pensare che c’è qualcosa di più grande. La mia libertà è questa: poter avere anche questa passione. Quando a volte mi sento oberata dal lavoro, piena di scadenze e cose da fare, mi basta aver trovato un momento per parlare di Banco Alimentare in azienda per vedere il tutto sotto un’altra ottica. Sono piccole cose che mi danno respiro, che mi fanno pensare: “tu sei Valeria: sei Valeria che lavora a Mondi Group e sei anche Valeria che ha la maglia arancione”. Tutto questo significa non vedersi come più pezzetti, ma come un'unica persona».

 

#Grazie!