Banco Alimentare Friuli Venezia Giulia. Sos da 6mila udinesi ma non solo


Oltre il 6% degli udinesi nel 2011 ha chiesto aiuto al Banco Alimentare. Tramite i 59 enti convenzionati sono stati infatti 6.134 gli assistiti, cifra che scatta la fotografia di un trend in crescita rispetto agli anni precedenti. «La crisi economica e la carenza di lavoro hanno fatto aumentare le richieste di aiuto - osserva il presidente del Banco Alimentare Paolo Olivo - e di conseguenza sono cresciute anche le convenzioni con gli enti caritatevoli». Se in città, come detto, sono 6.134 gli assistiti nel 2011, in provincia di Udine sono state 8.297 le richieste d`aiuto cui il Banco Alimentare ha risposto tramite i 68 enti convenzionati.

Complessivamente quindi i bisognosi sono 14.431 in provincia di Udine, cui si sommano gli aiuti assicurati a 8.208 persone a Pordenone, 3.980 a Trieste e 2.945 a Gorizia. «A Udine stiamo assistendo a un aumento significativo delle situazioni borderline che si tramutano in emergenza - spiega Olivo -. La crisi non facilita la situazione: tutti stiamo più attenti a quello che facciamo e cerchiamo di risparmiare dove possibile. Quindi e evidente che chi già prima era al limite ora non ce la fa proprio più». Le nuove povertà hanno il volto di cassintegrati, anziani, genitori separati, ma anche di immigrati, disabili, ragazze madre e tossicodipendenti. Dai 67 enti convenzionati con il Banco del 1998, nel 2011 si e passati a 338 associazioni, quintuplicando la cifra in 13 anni. E nel tempo il Banco ha allargato la propria offerta, includendo dal 2009 anche i prodotti freschi grazie al progetto Siticibo.

Pane, ortofrutta, pasticceria e latticini invenduti dai supermercati a fine giornata anziché essere gettati, sono raccolti dagli addetti del Banco. «In questo modo cerchiamo di dare qualità dal punto di vista nutrizionale al nostro aiuto», spiega Olivo. Nei primi due anni di sperimentazione sono state raccolte 174 tonnellate di cibo nei 23 supermercati che hanno aderito all’iniziativa fra il Friuli e il Veneto orientale. Anche l'amministrazione comunale ha rafforzato il fronte contro le nuove povertà. «Da un lato abbiamo attivato incontri e progetti con le parrocchie - spiega l’assessore comunale ai Servizi sociali Antonio Corrias - dall'altro abbiamo istituto un`apposita Commissione anticrisi. Ma la criticità principale è senza ombra di dubbio la perdita del posto di lavoro. Penso per esempio a tutti i lavoratori della Safilo, un centinaio hanno trovato una boccata di ossigeno grazie ai contratti per lavori socialmente utili finanziati dal Comune insieme con la Regione. Il problema e che alla scadenza del contratto difficilmente troveranno nuove occupazioni e quindi il disagio si ripresenterà».

L’assessore Corrias denuncia la «scarsa attenzione al sociale: i problemi si vedono soltanto nel momento dell’emergenza. Serve invece un lavoro quotidiano che come amministrazione stiamo cercando di portare avanti e nonostante le ristrettezze economiche l’obiettivo è di confermare le borse lavoro già esistenti cercando anche di incrementarne il numero». In chiusura Corrias non lesina una stoccata all'operato del governo Monti: «La liberalizzazione degli orari dei negozi avrà un effetto boomerang sull'economia perché manca il denaro da spendere e quindi le aperture straordinarie faranno soltanto lievitare i costi con evidenti ripercussioni sui prezzi».

Fonte: Michela Zanutto - Messaggero Veneto