Banco Alimentare Piemonte. Nuovi progetti a sostegno dei bisognosi di Torino e provincia


La «fascia grigia» della povertà si sta allargando fino a comprendere quelle famiglie che, solo quattro anni fa, potevano contare sulla certezza di un lavoro e di uno stipendio. pasti sicuri in tavola e un tetto sopra la testa. Si scivola, sempre più in basso e velocemente, dalle prime difficoltà verso l`indigenza. Il numero dei torinesi che dall`inizio della crisi hanno visto fallire i propri progetti di vita e hanno affrontato l’ostacolo del pudore per chiedere aiuto ad un ente caritatevole o ai servizi sociali aumenta di anno in anno. Lo testimoniano i dati del centro d'ascolto Caritas "Le due tuniche” che, se nel 2010 registrava 650 contatti, nel 2011 ha teso la propria mano a oltre 1.200 persone in difficoltà e soltanto nei primi due mesi del 2012, ha supportato 400 «nuovi poveri», come nella definizione del direttore della Caritas diocesana Pier Luigi Dovis che ha registrato «un incremento del 57% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno». Lo conferma il numero delle persone aiutate dal Banco Alimentare passate da 90mila a 112mila dal 2008 al 2011 in Piemonte, dei quali 65mila concentrati sulla sola provincia di Torino e 41mila in città. Lo certificano gli uffici del Welfare del Comune di Torino che, solo per quanto concerne i casi di povertà, ha preso in carico 4,585 utenti nel 2009. 4.939 nel 2010 e 5.145 nel 2011, per una voce di spesa passata nell’arco dello stesso triennio da 3.682.911 euro a 4.488.874 euro a fronte di un contributo statale progressivamente diminuito. Se i numeri dicono poco, gli stessi dati scorporati illuminano meglio la situazione.

Le richieste di sostegno al reddito degli anziani sono passate da1.074 a1.157 per l’abitazione, da 1.045 a 1.078 quelle per il riscaldamento. mentre le richieste di presa in carico delle famiglie o dei torinesi in età lavorativa salgono da 1.217 a 1.546 e da 1.170 a 1.270. I dati si affiancano a quelli relativi agli sfratti per morosità, cresciuti significativamente tra il 2008 e il 2011 e passati da 2.216 a 3.473. «Serve un cambio di mentalità, un importante cambiamento culturale che porti dal concetto puro e semplice di assistenza a progetti più strutturati che permettano alle persone in difficoltà di "aiutarsi” e rimettersi in piedi» spiega senza mezzi termini l’assessore al Welfare Elide Tisi, d’accordo con il presidente del Banco Alimentare, Roberto Cena, nel considerare prioritaria «la creazione di una rete che metta in collaborazione i vari segmenti del sociale».

E la definizione di rete è quella che meglio si addice per il progetto "Mangroviainascolto.net" presentato ieri dal direttore della Caritas diocesana Pier Luigi Dovis, che sta raccogliendo tramite il web le segnalazioni di «nuove vulnerabilità» spesso nascoste dall’orgoglio e dal pudore, «Il primo passo verso la povertà, per molti. è stato quello successivo alla perdita del lavoro o degli ammortizzatori sociali. Una delle maggiori difficoltà è quella di fare emergere il problema: le persone spinte "sul bordo" o vulnerate dalla crisi, hanno pudore a presentarsi come persone con problemi e fanno fatica a realizzare ed esprimere la propria situazione».

Fonte: Romanetto - Cronaca Qui Torino