Banco Alimentare Umbria. 90 tonnellate di alimenti alla S. Vincenzo diocesana di Terni


TERNI — Una povertà invisibile e tutta italiana che veste firmato ma usato o taroccato, fa spesa solo al discount e si sposta senza automobile, una povertà di chi quando c’e la gita scolastica ha sempre i figli ammalati e quando c’e la neve resta a letto perché a casa non ha il riscaldamento. E’ questo il quadro che emerge dalla relazione annuale della San Vincenzo de` Paoli, presentata dalla presidente diocesana Antonella Catanzani all’assemblea delle 15 conferenze parrocchiali che si e svolta domenica nella parrocchia di Campomaggiore e a cui hanno preso parte anche il direttore della Caritas Claudio Daminato e il vescovo Vincenzo Paglia.

«Le povertà prevalenti in questi ultimi tempi hanno l’immagine della normalità — spiega Catanzani — persone che ci passano accanto senza destare curiosità, dall’aspetto curato, sempre più istruite». Una situazione inquietante, quella descritta dalla presidente della San Vincenzo, che vede un aumento dei poveri in citta: «E non parliamo di mendicanti o immigrati. Delle 3096 persone che abbiamo assistito nel 2011 la metà sono italiane».
Una normalità, quindi, solo apparente, dietro la quale si nascondono drammi che coinvolgono intere famiglie: «Il senso di frustrazione derivante dal fallimento della propria vita porta inevitabilmente a rinchiudersi su sé stessi».

«Certo — continua Catanzani — è sicuramente più facile dare un pacco o pagare una bolletta che costruire un rapporto d’amore e quindi coinvolgersi emotivamente in queste povertà che sono estreme perche sono povertà dell’anima: manca la speranza nel futuro. Quando realizzi che a 40-50 anni un nuovo lavoro non si troverà più ti senti svuotato di ogni dignità e cominci il pellegrinare nelle parrocchie».

Sono 92 i volontari della San Vincenzo de’ Paoli che operano nelle 14 conferenze parrocchiali, a cui se ne aggiunge una che gestisce il Centro di ascolto aperto tutti i giorni presso la sede centrale in Via Aminale 45. La Conferenza inter-parrocchiale coordina inoltre il giro notturno di assistenza ai senzatetto che fornisce cibo, bevande calde, generi per l`igiene personale e vestiario a chi dorme in strada. «Mediamente si incontrano 15 persone: essendo un numero di modesta entità, da anni ci facciamo portavoce dell’esigenza di avere un dormitorio in città, basterebbero pochi posti letto a risolvere il problema». Ad essere assistite in modo continuato sono 3096 persone e circa 800 famiglie; tra questi 1398 sono italiani (il 45%); 593 sono stranieri comunitari (20%), 1105 sono extra-comunitari (35%). I minori sono 530, 121 gli anziani.

Rispetto l’anno precedente gli assistiti sono aumentati di 421 unità, con un incremento di oltre il 15%. Gli anziani rappresentano una modesta percentuale: «Per loro il problema grande è la solitudine, che cerchiamo di alleviare il loro disagio offrendo la nostra amicizia e coinvolgendoli nelle nostre iniziative e sostenendoli nell’affrontare spese mediche. Quello che invece rende più pesante la nostra opera quotidiana è il rapporto con le fasce di popolazione più giovani che vediamo faticare per tirare avanti». Sempre più frequenti sono gli sfratti. «Stiamo seguendo anche in numero crescente famiglie con casi di gravi malattie».

Uno stato, la povertà. da cui si fatica ad uscire. Appena lo 0.9% delle persone aiutate ce l`ha fatta. «Abbiamo distribuito aiuti per circa 130.000 euro, con un aumento del 10% rispetto l`anno precedente. Gli aiuti si concretizzano nel pagamento di affitti, utenze, spese scolastiche e mediche». I fondi sono reperiti tramite l`auto finanziamento, le questue e vendite di beneficenza, contributi di privati benefattori e soprattutto ai finanziamenti della Fondazione Carit, e della Diocesi che destina una parte del fondo dell`8 per mille. «Abbiamo inoltre distribuito oltre 90 tonnellate di generi alimentari elargiti dal Banco Alimentare di Perugia o raccolti tramite collette autonome organizzate nei supermercati della città. Inoltre sono stati distribuiti vestiario e mobilio per un valore corrispondente a circa 50.000 euro».
 
«Anche se queste cifre – conclude Catanzani — sono di tutto rispetto, considerando il numero degli assistiti, ci rendiamo conto che sono del tutto insufficienti per un’assistenza capillare e risolutiva delle problematiche».

Fonte: il Giornale dell'Umbria - Arnaldo Casali