Banco Alimentare Veneto, Caritas e Volontari. Alimenti, accoglienza e lavoro, insieme per 80 pasti al giorno
Passa il mondo in via Luigi da Palestrina, la strada dedicata al celebre compositore musicale del Rinascimento europeo nel quartiere Pomari-S. Lazzaro. E questo mondo diventa sempre più tricolore, perché a bussare alle porte della mensa dei frati di Santa Lucia che, dal 2010 sono stati sfrattati dal convento di via Pasi per lasciare il via libera ai lavori della nuova mensa e di alcuni appartamenti, sono sempre più italiani. Giovani, soli, separati, senza lavoro. Varcano il cancello percorrendo un vialetto tra la chiesa della Sacra Famiglia e la scuola materna di via Bellini. Ad accoglierli padre Giuseppe Zaltron tre volte la settimana: venerdì, sabato e lunedì dalle 11.30 in poi, sono oltre 80 le persone che si presentano.
«Abbiamo cambiato un po' le regole di accesso - spiega - molti di loro dormono in contrà Torretti e quindi sappiamo quanti coperti abbiamo al giorno. Comunque se arriva qualcuno all'ultimo momento non rifiutiamo un piatto di pasta a nessuno». La mensa dei frati è un punto di riferimento, nell’organizzazione ci sono circa un centinaio di volontari che si alternano ai fornelli e alla distribuzione dei pasti. «Siamo sempre un po' in affanno - aggiunge padre Giuseppe Zaltron - abbiamo un confratello che una volta alla settimana gira nei negozi del centro per chiedere viveri e una volta alla settimana raggiunge il Banco Alimentare di Verona. Ci sono commercianti che forniscono pane, dolci e poi c'è sempre qualcuno che arriva e lascia qualcosa». Ai fornelli uomini e donne che nel loro tempo libero tendono una mano prossimo. Non vogliono nomi, interviste. Il loro impegno e davanti agli occhi di tutti. Ieri nelle pentole c'erano sughi di carne, verdura, riso, pasta, pesce. «Dobbiamo considerare tutte le etnie - dicono - e soprattutto le loro tradizioni alimentari per cui cerchiamo che ci sia qualcosa per tutti».
Come si diceva italiani in aumento. «La crisi non conosce nazionalità, stati, colore della pelle, attitudini, lauree. Un giorno si lavora si ha una famiglia, poi in pochi mesi crolla tutto. E’ pazzesco - racconta padre Zaltron -, eppure è così per molti. Se non ci fossero queste isole, questa rete messa in piedi da Caritas, la situazione sarebbe di gran lunga peggiore. In questi periodi e fondamentale cambiare i nostri stili di vita e se andiamo avanti è anche grazie al lavoro dei volontari. Persone che mettono a disposizione tempo prezioso, indispensabile nei confronti di chi troppo spesso passa inosservato»
Fonte: Chiara Roverotto – Il Giornale di Vicenza