In Campania. Le discariche? Con noi chiudono
Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE MicrosoftInternetExplorer4 /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:10.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:115%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; font-family:"Calibri","sans-serif"; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-fareast-font-family:"Times New Roman"; mso-fareast-theme-font:minor-fareast; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin;}
(Fonte: Vita.it)
«Noi togliamo dalle discariche 4.500 tonnellate di prodotti ogni anno. Potremmo arrivare anche a 7-8mila tonnellate, cosi da consentire la chiusura di almeno una delle 8 discariche della Campania». Roberto Tuorto è il direttore del Banco Alimentare campano, una realtà composta da 2 dipendenti e 61 volontari stabili che raggiunge oltre 200 strutture caritative, mense dei poveri, case famiglia, comunità residenziali per un totale di 70mila bisognosi. Negli ultimi tre mesi si sono accumulate richieste di nuovi accrediti per altri 90 enti, pari a 40mila nuovi poveri: «Stiamo in trincea», chiosa, «in una sfida che non si fonda sull’assistenzialismo, ma sulla passione per il destino di chi incontriamo».
Come funziona la raccolta? La nostra è una regione molto ricca nel settore agroalimentare. Non ci sono solo sprechi, ma anche una grande eccedenza di prodotti: sughi, pomodori, ortofrutta, latticini. Quest’anno abbiamo raccolto prodotti che andavano in discarica per un valore di un milione di euro. Abbiamo ridato valore a potenziali rifiuti che, oltretutto, avrebbero costituito un problema ambientale: la frutta è molto ricca di percolati, che in discarica producono gas tossici.
Avete registrato moltissime nuove richieste di accreditamento. Effetto della crisi? Certamente, ed è una crisi che io vedo di fronte a noi, penso che il peggio non sia ancora arrivato. Cosa ne sarà dei tanti cassaintegrati che nel 2011 andranno a reddito zero? Come potranno rientrare nel mercato del lavoro, con una famiglia sulle spalle, a 40-50 anni? E poi, lo stesso sistema dei servizi sociali è in affanno: le mense dei poveri stanno chiudendo. Quest’anno abbiamo permesso di mantenere ferma l’apertura quotidiana di quelle di Scampia, Napoli e Salerno. Ma le difficoltà si leggono ovunque: ci sono, ad esempio, le case famiglia che non ricevono le rette dai Comuni e che affrontano ogni settimana anche due ore e mezzo di viaggio per raggiungere il nostro deposito di Salerno.
Come va il rapporto con le istituzioni e le aziende? Con il mondo dell’impresa, soprattutto a livello locale, si parte svantaggiati da un’iniziale diffidenza. «Siete tutte Onlus!», ci dicono. Noi le invitiamo a vedere cosa facciamo e cosi le conquistiamo.Recentemente abbiamo fatto un open day del magazzino e abbiamo incontrato molti imprenditori e istituzioni. Con queste ultime, a volte, il rapporto è faticoso. Siamo in attesa di autorizzazioni sull’attività del nostro magazzino da circa un anno. Le Asl campane, poi, non riconoscono la legge del Buon Samaritano e per questo il progetto Siticibo non può partire. Pensare che siamo vicino alla mensa dell’università, che distribuisce 5mila pasti al giorno...