Colletta 2012/ Dove uno per uno fa 5 milioni
Accadrà anche quest’anno. Con l’anziano che regala il suo buono pasto. O la zingara che offre una bottiglia di olio perché aiutata a sua volta. E poi il mondo dei volontari. Dove succede di ritrovarti vicino un avversario politico per imballare pasta e pelati. Tante storie che superano i confini della Giornata di Raccolta. Siamo andati vedere cosa rimane di quegli incontri. Scoprendo vite cambiate. E salvate
C’è stato l’anziano che si è presentato mostrando il buono pasto con cui fa la spesa ogni giorno: «Ho solo questo, ma oggi lo spendo per voi». O la vecchietta che, entrata al discount per un litro di latte, ne è uscita con mezzo. Nell’altra mano, una scatola di legumi: «Vorrei fare di più, ma davvero non posso...». E l’uomo con mille obiezioni davanti alla pettorina dei ragazzi che l’hanno fermato, salvo poi scaricare il bagagliaio dell’auto pieno di alimenti per farli inscatolare ai volontari. Poi c’è la conoscente della volontaria che si presenta alla raccolta: «È grande quello che fate». «Vieni anche tu a darci una mano l’anno prossimo». «Perché aspettare un anno? Oggi pomeriggio sono libera...». O, ancora, l’anonimo che per anni ha inviato fiori alle volontarie di un supermercato, in segno di gratitudine.
Lasciano senza fiato le storie, le testimonianze e i fatti che ruotano intorno a un evento nato in sordina nel 1997, e oggi diventato il più grande gesto di carità d’Italia: la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Sono i numeri a dirlo. Quelli dell’anno scorso, per esempio. Cinque milioni di donatori, 120mila volontari di tutte le età sparsi in 9.000 esercizi italiani. E 9.600 tonnellate di alimenti raccolte, tra carne in scatola, legumi, prodotti per l’infanzia...
Cinque milioni di persone. Se si mettessero una davanti all’altra la fila sarebbe lunga 2.500 chilometri. Da Milano a Messina, andata e ritorno. Ma l’Italia, la Colletta, la attraverserà anche quest’anno, l’ultimo sabato di novembre come da tradizione, il 24.
Tradizione, certo. E per tanti lettori un appuntamento fisso da tempo. Eppure non scontato, come invece può capitare che diventi quando lo si segna in agenda tra le “cose da fare”. «Quest’anno poi sarà ancora di più una sfida», dice Marco Lucchini, direttore e tra i fondatori storici del Banco Alimentare che organizza la Colletta. Gli ultimi dati prodotti da Censis e Confcommercio parlano chiaro: una famiglia su cinque quest’anno non è stata in grado di arrivare a fine mese senza intaccare i risparmi o indebitarsi. E le previsioni per il prossimo quinquennio dicono di aumenti di spesa pro-capite intorno agli 800 euro annui. Hai voglia a chiedere alla gente di fare la spesa per altri. «E invece si può fare», dice Lucchini: «Proporre la Colletta è proporre di andare a fondo di cosa può sostenere la vita anche nelle difficoltà». È un’occasione, per tutti. Ma che vuol dire?
Quel “tutti” è davvero tanto. Milioni di persone. Di storie diversissime, che varcano le porte automatiche del supermercato, magari preda dell’umore della giornata. In quel piccolo punto di tempo e spazio, quel giorno dell’anno in un negozio chissà dove, ecco, quell’occasione accade. Sempre. L’esito è misterioso. Qualcuno può andarsene indifferente. Qualcun altro può sentirsi sfidato e starci.
Il silenzio di Enzo. Davanti a Mohamed, per esempio, si sono fermati in tanti quando il ragazzino egiziano si è messo a tradurre in arabo le dieci righe per gli avventori musulmani del market vicino alla moschea di Milano. Per non dire di Rita, da anni capo-équipe per la Giornata in un centro commerciale di Roma, che ne ha viste tante da aprirci un blog zeppo di storie. Da suo fratello, manager aziendale, trascinato dai figli a guidare furgoni per la spola col magazzino, a Enzo, un anziano che diventato cieco, pur di partecipare, se ne sta ore seduto in silenzio vicino a lei. E Fabio, vecchio avversario politico di Rita all’Annuziatella. «Durante una rissa in una notte di attacchinaggi per il referendum sull’aborto ci prendemmo a secchiate di colla». Solo che poi la capo-équipe se lo ritrova al supermercato. Anche lui trascinato dai figli. «L’anno scorso non è potuto venire, così ci ha scritto: “Vi auguro non di raccogliere un chilo in più dell’anno scorso, ma di incontrare più persone possibile, con cui condividere uno sguardo, un abbraccio”».
Uno sguardo che ad alcuni ha cambiato la vita. Prendiamo Massimo, di Cesena. Imprenditore poco più che cinquantenne, settore trasporti. Lui la Colletta l’ha incrociata una decina d’anni fa. Gli avevano chiesto la disponibilità per dei camion e per un magazzino. «L’occasione per un po’ di pubblicità, più che per fare un bel gesto». Così il primo anno, poi il secondo... «A un certo punto mi sono accorto di essere uno di loro. Che l’interesse iniziale veniva sempre meno, sostituito dal rapporto con le persone che facevano il Banco. Un’amicizia imprevista, anno dopo anno. La Colletta era andata “oltre” il giorno della raccolta». E Massimo è sempre più coinvolto.
«Qualche anno fa ho proposto di iniziare la Giornata con una messa nel magazzino per tutti i volontari. Oggi, la sera prima, alcuni dipendenti, anche musulmani, mi aiutano a preparare l’altare per l’indomani. Bisogna farlo bene, che celebra il Vescovo...». Ma perché la messa? «Cristo è l’origine di quel gesto. E ciò che in quel gesto mi ha cambiato la vita. Non sei tu a creare nulla. Capisci cosa vuol dire, detto da un imprenditore? E poi gli imprevisti, i progetti che saltano. Inizi a vedere che anche le cose che non vanno ti sono date. E le vivi in modo diverso».
Cristo, l’origine di tutto. «Io sono fatto e voluto in questo istante da Dio. Solo la riscoperta di questo rapporto originario permette di vivere ogni cosa da uomini. Perché tutto è occasione per incontrare chi mi sta dando la vita ora. Questa è la novità che attendiamo: poterLo incontrare ancora». È un estratto dalle “dieci righe” che il Banco Alimentare ha pubblicato anche quest’anno per lanciare la Giornata. «Rischiando un dialogo con tutti», dice Federico Bassi, responsabile nazionale della Colletta. «Non proponiamo di fare la Colletta per uno spirito solidale, ma per riscoprire che la vita ci è data, e che è possibile, desiderabile, incontrare oggi Chi mi sta dando la vita ora, in questo istante». [...]
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Fonte: www.tracce.it - di Paolo Perego