Colletta 2012/ La spesa contagiosa del Brasile

 

La Giornata della Colletta alimentare in 50 città del Paese. Più di seimila i volontari. Ana Rosa che scopre la «rivoluzione» tra gli scatoloni. Geralda, anziana e povera, che si mette al lavoro. E Juliana che guarda un alunno con altri occhi...


È mezzanotte. Un centinaio di persone, in una sala del quartiere Lapa, a San Paolo, celebrano la Messa. È la cerimonia di chiusura della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, che il 10 novembre in Brasile ha raccolto 105 tonnellate di alimenti. In cinquanta città sparse per quindici Stati, hanno lavorato 6.500 volontari. Tutto il cibo è destinato a 760 realtà di assistenza. Ma, dentro ai numeri, c’è nascosto un valore ancora più grande. Ana Rosa, che ha partecipato per la prima volta come volontaria a San Paolo, alla fine della giornata, mentre guardava la chiusura di uno scatolone dopo l’altro, si è commossa: «Ogni cassa rappresenta decine di persone che hanno detto sì, in tutto il Paese. Che rivoluzione».

Certo, quest’anno nei supermercati i carrelli della spesa non erano pieni come l’anno scorso. Ma migliaia di volontari, dai più estroversi a quelli timidi, si sono avvicinati alla gente con un foglietto in mano, grati e felici di essere lì. E chi li ha ascoltati, ha dato il suo contributo, così come poteva.
Juliana è un’insegnante di Matematica. Vive a San José do Rio Preto e ha saputo della Colletta tramite un amico che ha partecipato a quella di Belo Horizonte. Era curiosa, è entrata nel sito e ha scritto una mail per sapere come partecipare... Il 10 c’era anche lei e lunedì ha scritto ai nuovi amici: «Partecipare alla raccolta per me è stata un’esperienza unica. Confesso che all’inizio ero un po’ preoccupata, ansiosa, mi chiedevo come tutto potesse funzionare, cosa avremmo fatto lì. Ma ho potuto vedere e fare molto più di quanto mi aspettassi. Ho lavorato la mattina e le ore volavano. Nel pomeriggio sono andata a scuola, ma avevo la sensazione che avrei potuto fare di più. Così ho deciso di tornare anche dopo. La sera, a casa, ero stanchissima, ma felice e soddisfatta. Come non succedeva da tanto tempo». Ancora più interessante è quello che è successo il giorno dopo. Scrive: «Stamattina sono entrata in classe, una classe di undicenni molto agitati. Tra cui c’è Gabriel, un ragazzo che due settimane fa mi ha fatto molto arrabbiare per il suo comportamento. Ero arrabbiata e triste. Appena è entrato in classe, mi ha detto che mi aveva vista in tv di fronte al supermercato, mentre consegnavo un foglio a chi entrava. “Cosa stava facendo?”. Gli ho raccontato della Colletta, e lui, con tutta la semplicità di un bambino, ha detto: “Bello!”. È stato a lui a dirlo dopo agli altri, e tutti vogliono partecipare la prossima volta. Io, grazie alla Colletta, ho guardato diversamente il mio studente, e lui mi ha guardata con altri occhi». [...]

 

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Fonte: www.tracce.it - di Isabella Alberto