Colletta 2013/ Una "festa" per 5,5 milioni di persone: qual è il trucco?

 

E' arrivato di nuovo l'ultimo sabato di Novembre, il giorno della carità cristiana che si concretizza nella Colletta, nella raccolta di generi alimentari da donare ai poveri. E' arrivata questa giornata in uno dei periodi più drammatici della storia italiana, nel momento in cui tutti gli indici economici sono negativi, la disoccupazione tocca il 13% e quella giovanile supera il 40%, le imprese falliscono, le famiglie in difficoltà sono raddoppiate, l'area della povertà e del disagio sociale si è allargata a dismisura e un clima di rassegnazione sembra avvolgere l'intero Paese.
Don Luigi Giussani raffigurava questa giornata della Colletta come “lo spettacolo della carità”, e non sbagliava quando l'economia e la finanza mondiale festeggiavano i “trionfi” liberisti, ma non si sbaglierebbe nemmeno adesso, mentre la finanza “aggiusta” faticosamente i suoi conti e l'economia è letteralmente sott'acqua. Ma in questi tempi c'è ancora qualche cosa in più da sottolineare.
C'è uno stridente contrasto tra il semplice, semplicissimo gesto di donare anche un piccolo pacchetto di cibo a un povero e l'intricato apparato statale che continua ad aggiustare e a riaggiustare i suoi bilanci (sempre in rosso) con tutto il suo apparato burocratico, tecnocratico, professorale, ragionieristico, quasi supponente, elargendo con grandi parole la consueta demagogia ideologica e post-ideologica della “redistribuzione”, della “equità” e della sempiterna “crescita” che puntualmente non arriva mai.
Come è possibile non essere colpiti dal contrasto tra la semplicità, il realismo e il messaggio della millenaria società cristiana e questo crogiolo di complicazioni ideologico-burocratiche che formano lo Stato, cosiddetto moderno o addirittura postmoderno?
E bisogna aggiungere che, nella storia della Giornata della Colletta e nell'attività del Banco Alimentare, lo Stato, attraverso i suoi strumenti di “controllo”, ha spesso ostacolato la carità, il dono del cibo a chi ne ha bisogno. I fondatori del Banco Alimentare, all'inizio della loro attività, hanno dovuto fare i conti con leggi e disposizioni di varia natura e di dubbia utilità che imponevano di distruggere e sotterrare le eccedenze delle imprese alimentari. Ci sono una serie di storie assurde non solo sulle eccedenze, ma sulla raccolta, sul recupero del cibo che potrebbero benissimo entrare in un racconto di Kafka.

Ma bisogna aggiungere ancora qualche cosa di più stridente, ancora qualche cosa di più contrastante. Si parla oggi, in questi tempi avventurati di conclamata “trasparenza”, di ossessiva ricerca di valori, di pervasivo moralismo e di regole da cercare e da osservare, di una completa crisi della rappresentanza e della partecipazione. In altri termini la vita politica e sociale appare come un enigma in crisi perpetua. La Giornata della Colletta alimentare offre tutt'altra immagine.

 

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Fonte: www.ilsussidiario.net - di Gianluigi Da Rold