Colletta Alimentare 2011. Il popolo della Colletta
Non sappiamo quanto durerà la crisi, se un anno o dieci. Non possiamo prevedere neanche come ne usciremo, se spogliati di tutto o forti di poche grandi certezze. Constatiamo che ci sono meccanismi e scelte che non dipendono da noi e neanche dal fatto che a Palazzo Chigi vi sia Monti piuttosto che Berlusconi. Le Borse, lo spread, i rapporti di cambio fra le monete sembrano rispondere ad altre situazioni, ad altri poteri. In questo clima di economia in macerie, con le famiglie sempre più povere e i giovani senza prospettive, avvertiamo tutti (più o meno consapevolmente) l’esigenza di una svolta. Non ne intravediamo i contorni, non sapremmo definirla, ma non vogliamo cadere nella disperazione che è figlia della solitudine nel bisogno.
Ed e per un istintivo anelito alla solidarietà che ormai da 15 anni larga parte del popolo italiano partecipa a un gesto semplicissimo e, al tempo stesso, ricco di un profondo significato simbolico: la Colletta nazionale promossa dal Banco Alimentare.
Domani, in tutt’Italia, milioni di cittadini ripeteranno questo gesto di straordinaria rilevanza offrendo per i più disagiati una parte della propria spesa fatta al supermercato. Attraverso quel piccolo dono è come se ciascuno dicesse: non siamo soli, siamo un popolo. E come popolo rinasceremo. Dove vadano a finire gli alimenti che in queste occasioni vengono raccolti lo abbiamo ogni anno ampiamente documentato, seguendone le tracce dal momento del dono, allo stoccaggio nei magazzini del Banco alimentare, fino agli enti di assistenza e alle case dei più poveri.
Colpisce, in questa circostanza, che a privarsi di un po' di alimenti a lunga conservazione siano non solo ì benestanti, ma anche, e forse soprattutto, quanti arrancano, perché si trovano in cassa integrazione, o perché hanno da accudire familiari affetti da gravi malattie, o perché vivono con la pensione sociale. Eppure chi ha provato su di sé un gesto di aiuto o di amicizia e più disposto a dare qualcosa, anche piccola. E lo fa con più ragioni. Perché un popolo è proprio questo: un insieme di persone solidali. Che sanno, per antica esperienza, che la vita presenta alti e bassi e che nel momento del bisogno tutti devono sbracciarsi.
La Colletta non è un gesto "religioso". Anche quest’anno fra i volontari (solo in Sicilia ne sono previsti 18mila) ci saranno atei incalliti, musulmani, evangelici. Tuttavia, è un fatto che essa pesca le sue ragioni più profonde nella tradizione cristiana del nostro popolo, quella tradizione per cui il volontariato non è solo |’espressione di una buona volontà, ma — come ha detto di recente il Papa —la naturale scelta di chi vive l`appartenenza a Cristo, che fu il primo a donare tutto per noi.
Proprio quando la crisi si fa acuta non servono parole, né soltanto analisi. Occorrono gesti concreti che possano risuscitare la speranza. Non sappiamo se il domani sarà, dal punto di vista economico, più roseo del presente. Ci interessa sapere, anzi, ci serve avere la certezza che, comunque, non saremo soli e abbandonati a noi stessi.
Per questo la Colletta Alimentare è un gesto che segna e rincuora I’anima del nostro popolo.
Fonte: Giovanni Di Fazio - La Sicilia