Contro gli sprechi / Quei 318mila pasti salvati dalla discarica
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Fonte: Rita Querzé / Corriere della Sera
Anche i cibi freschi raccolti dal Banco Alimentare per chi ne ha bisogno. "Così correggiamo le storture della distribuzione", il progetto Sìticibo del Banco Alimentare
La crisi insegna responsabilità e parsimonia. Lo dicono le associazioni dei consumatori: secondo l’Adoc gli sprechi alimentari delle famiglie nel 2010 si sono ridotti del 13 per cento rispetto all’anno precedente. Lo conferma il bilancio dell’attività della Fondazione Banco alimentare, la principale associazione del non profit dedita a recuperare quello che fino a ieri finiva - ingiustamente – nella spazzatura. I primi dati dalla Onlus sull’attività nel 2010 parlano di 80 mila tonnellate di cibo salvato dal bidone dei rifiuti e distribuito a chi aveva più bisogno. Più delle 78 mila tonnellate del 2009 che pure fu un anno eccezionale: la tragedia del terremoto in Abruzzo mobilitò in modo straordinario i donatori.
Il Banco raccoglie cibo in eccedenza da supermercati, mense, industrie alimentari, ma anche dall’Agea, agenzia per le erogazioni in agricoltura. In altre parole, i 1.300 volontari e i 100 dipendenti della Onlus vanno a riequilibrare quelli che il direttore generale, Marco Lucchini, chiama «gli errori fisiologici del mercato». «La capacità del sistema di prevedere le quantità da produrre e distribuire funziona fino a un certo punto - precisa il suo pensiero Lucchini -. Il nostro intervento raddrizza certe storture».
Definire gli italiani spreconi secondo Lucchini è sbagliato. «Forse aveva senso negli anni ’80. Ora la sensibilità a questo problema è cresciuta. Negli ultimi tre anni le aziende che ci aiutano a riciclare sono passate da 400 a 700. Quasi raddoppiate». Il Banco Alimentare è nato nell’89. Tra i progetti più interessanti della Onlus c’è Siticibo, un sistema che permette di prelevare ogni giorno porzioni di cibo in eccedenza dalle mense aziendali e scolastiche. I pasti vengono consegnati immediatamente a enti caritativi e case famiglia. Nell’anno appena trascorso il progetto - attivo a Milano, in provincia di Varese, a Como, Pavia, Torino, Bolzano, Firenze, Roma (e presto anche a Bologna) ha permesso di salvare 318 mila porzioni di cibo dalla spazzatura. Stesso discorso per più di cento tonnellate di pane e 121 di frutta e verdura.
Motore di tutto è stata la determinazione di una mamma, Cecilia Canepa, un lavoro nel mondo dell'editoria, nel 2002 faceva parte della commissione mensa della scuola media di via Vivaio, a Milano. «Pasti interi buttati quando quel cibo avrebbe potuto sfamare tanti», ricorda Canepa. Che racconta: «Mi sono rivolta al Banco Alimentare. L’associazione si è mobilitata perché fossero rimossi i vincoli di legge che - facendo appello a ragioni igienico sanitarie - impedivano di redistribuire le eccedenze delle mense.
Nel giro di un anno è stata varata la legge cosiddetta del "buon samaritano", A fine 2003 è partita la prima sperimentazione a Milano». Oggi nel solo capoluogo lombardo i furgoni del Banco prelevano ogni giorno dalle mense di aziende come Bayer, Edison, Pirelli, Siemens, Abb, per fare solo qualche nome, oltre che in 92 scuole, Ne hanno tratto vantaggio numerosi enti caritatevoli che nel 2010 hanno potuto contare su 80 mila pasti gratis. Il Banco, insomma, ha cambiato la vita a molti. Anche a Cecilia Canepa. Che ora si dedica a tempo pieno all’attività della Onlus.