Così cambia il presente: un gruppo di manager insieme per aiutare i bambini in difficoltà
In questo periodo di pandemia si può vivere sospesi tra un passato che non c’è più e un futuro non ancora definito. Oppure si può fare una scelta coraggiosa e vivere il presente, senza chiudere gli occhi, scoprendo che esistono bisogni più grandi e che ognuno di noi può contribuire a costruire germi di speranza. È accaduto così ad un gruppo di manager che da un giorno all’altro hanno deciso di mettere a disposizione la loro esperienza, i loro talenti, le loro capacità per costruire qualcosa che vale davvero la pena raccontare. Dietro la loro decisione, un dato che li ha colpiti e provocati: un milione di bambini italiani sono colpiti da malnutrizione e carenza di cibo. Un’emergenza accentuata dalla pandemia; molti minori con la chiusura delle mense scolastiche sono rimasti senza un pasto “sicuro”, con conseguenze gravi per le famiglie più indigenti, per le quali quel pasto equivale a circa il 10% del reddito mensile.
Nasce così “United4ourFuture” una campagna di solidarietà alimentare online destinata ad aiutare i più piccoli, da 1 a 14 anni, promossa da Lundbeck Italia e Unes Supermercati, in collaborazione con Banco Alimentare. A supportare l’iniziativa anche HBA Milan Chapter. Con un semplice click su un portale è possibile aderire all’iniziativa, mettendo nel carrello virtuale prodotti di primo consumo, a marchio Unes, per dare sostegno ai più piccoli. Una spesa libera che Banco Alimentare ha poi provveduto a distribuire alle strutture caritative che sul territorio si occupano di famiglie in difficoltà con minori. Un “sollievo” importante sul bilancio domestico, soprattutto per i nuclei più numerosi.
Abbiamo incontrato i protagonisti di questa avventura ed abbiamo scoperto come tutto questo abbia davvero cambiato le loro vite e il loro sguardo sulla realtà. Racconta Tiziana Mele AD di Lundbeck Italia: “La cosa straordinaria di questa iniziativa e che ci ha legato fra di noi. Non ci conoscevamo, ci siamo visti forse una volta. Alla prima call ci siamo semplicemente chiesti cosa potessimo fare, soprattutto per i bambini, davanti ad una situazione che diventava sempre più grave. La riunione sarà durata 40 minuti e il percorso sembrava tutto già disegnato. Due riunioni ancora e siamo partiti, c’è stata una grande determinazione. Se si vuole, si può, questa è la grande testimonianza del nostro gruppo. Non c’è stato bisogno di conoscersi da anni e di avere rapporti d’affari. Eravamo semplicemente mossi da un obiettivo comune.”
“In questa iniziativa-aggiunge Annabella Amatulli Vice Presidente di HBA Milan- ho tolto qualsiasi cappello aziendale, ero semplicemente un volontario. Il nostro Paese sta vivendo una situazione drammatica. Non parlavamo solo di morti, ma di migliaia di persone che non riescono nemmeno a procurarsi il cibo. Questa evidenza ci è bastata. Ci sono state notti insonni per costruire la piattaforma, il sito, la campagna di comunicazione. L’entusiasmo, la volontà di aiutare, la gratificazione che ricevi, ti spingono a superare qualsiasi ostacolo”. E la cosa straordinaria è che ciascuno dei protagonisti ha coinvolto i propri collaboratori. Decine di persone che si sono improvvisamente trovate a lavorare insieme. “Questo - racconta Annabella - ha portato efficienza. Non capita nemmeno nelle migliori aziende – continua scherzando - ma quando c’è un obiettivo di valore comune, non ci sono interessi personali”.
“Oltre l’obiettivo -afferma Amalia Crescenzio Presidente di HBA Milan Chapter- c’è stato il mettersi in gioco personalmente di fronte ad una situazione drammatica. Abbiamo discusso tante volte di leadership, ma cos’è più leadership del mettersi in gioco per aiutare, “fare comunità” in un momento come questo”? “Non solo- aggiunge Rossella Brenna Amministratore Delegato di Unes - cos’è leadership se non la capacità di trainare gli altri verso un obiettivo comune che nel nostro caso era sostenere famiglie e bambini in difficoltà? Donare è un gesto semplice, ma di grande valore, specialmente in un periodo in cui tutti siamo chiamati ad affrontare una quotidianità nuova, insolita.”
Man mano che proseguiamo nel dialogo, emergono i ricordi di questa avventura. È stato un modo di scoprire aspetti della vita che normalmente restano nascosti, non affiorano. Anche per Ludovico Baldessin Chief Business di Edra è stato così. “La cosa più bella è stata vedere la disponibilità dei miei collaboratori che hanno lavorato ai testi anche alle undici di sera. C’era in loro un grande entusiasmo, hanno capito che non era un’attività come le altre, stavamo lavorando per qualcosa di molto più grande. Le persone si sono messe in gioco per qualcosa che rappresenta la molla per uscire da questa crisi: fare esplodere nuovi valori su cui costruire il futuro”.
“Quando ho visto in quanto cibo raccolto si è tradotto il nostro lavoro-ricorda Annabella - ho avuto davvero la percezione di quanto aiuto stessimo dando alle persone. E’ in quel momento che ho sentito una grande gratificazione. Chi dona è grato come chi riceve, avevamo scritto sulla home page del sito, ma forse non l’avevo capito fino in fondo. Dirlo è una cosa, viverlo è molto di più. Ecco perché sono grata di aver vissuto questa esperienza”. Ma c’è forse un altro motivo da cui nasce la gratitudine di Annabella ed è scritto nella sua vita. “Ho avuto un’infanzia molto travagliata, e mi ricordo che quando ero molto piccola la mia famiglia verteva in gravi condizioni economiche tanto da arrivare a non avere cibo a sufficienza. Fortunatamente ci sono state delle associazioni religiose o del vicinato che ci hanno supportato in un momento di forte difficoltà dandoci la possibilità di rimetterci in piedi e ritrovare la speranza dopo una parentesi buia. Ecco perché capisco forse di più che stiamo davvero costruendo un presente. La gente ha fame adesso e solo aiutandole nel presente che vivono le persone possono sperare in un futuro migliore. Nella mia vita ci sono state persone che hanno aiutato la mia famiglia a darmi “semplicemente” da mangiare. Se tu hai fame adesso non pensi al futuro, pensi a come dare un piatto di pasta ai tuoi figli a mezzogiorno”.
È davvero un modo diverso di guardare alla realtà. Come dice Ludovico “un cammino come questo cambia la visione a volte distorta che abbiamo delle cose, una visione mediata dalla televisione e dai social, che ci impedisce di toccare con mano la sofferenza di tanta gente”. La consapevolezza di chi ha avuto il coraggio di cambiare questo sguardo ha consentito così di costruire qualcosa che è l’opposto dell’assistenzialismo. Anzi, rinvigoriti dall’energia sprigionata e più consapevoli delle proprie capacità, “United4ourFuture” vuole essere l’inizio di un percorso di solidarietà e un invito al cambiamento, anzi a una scossa e riscossa della nostra comunità. È condividere la vita delle persone, il grido di aiuto di tanti, mettendo a disposizione il proprio tempo, la propria creatività. Il proprio cuore.