Così rinasce il sorriso di Maria

Una quota alimentare settimanale. Questo l’aiuto dato dalla Chiesa Evangelica di Padre Luigi Pecora, a Maria attraverso il Banco Alimentare. Il contributo di cibo non si limita ad alimenti confezionati, ma spazia tra frutta e verdura fresche, formaggi e salumi, quando ci sono. “La carne si trova raramente, quella la si deve comprare a parte. Quasi mai” - dice Maria - che oggi è qui a raccontare la sua storia. Siamo nel piccolo giardino della casa del Pastore che ci ha accolto ancora una volta per far- ci incontrare una delle sue tante assistite.

Maria ha 39 anni, capelli corti, sguardo vivace e malinconico allo stesso tempo, un po’ timida. È arrivata da sola ma a casa ha una famiglia. Un marito, con il suo monoreddito, 2 ragazze grandi Giulia e Marta, la prima al liceo, studia grafica, la seconda all’università di lingue. Un figlio maschio, Stefano, alle medie. Quello che mi colpisce di più è che la sua è la storia di una persona come tante.

Lei e Luigi si conoscono da 20 anni, i figli andavano a scuola insieme. Niente servizi sociali insomma. Una famiglia, normale, con una mamma che ha cresciuto i ragazzi, con un’invalidità del 50% dovuta a una tendinite cronica che le impedisce parzialmente l’uso di un braccio e alle spalle anche un cancro. Un padre falegname per la precisione, con gli alti e bassi che caratterizzano questo mestiere. Maria definisce la sua una famiglia modesta, non c’è tristezza nelle sue parole, ma una amara accettazione. Il periodo è tosto, si rischia il lavoro tutti i giorni. C’è fatica, paura. Soldi pochi, le scarpe si comprano al mercato, ci accontentiamo - dice.

Le chiedo per che cosa vale la pena sorridere, mi dice la leggerezza dei suoi figli. Tiene il carico serena del fatto che, se pesa su di lei, non sta su di loro. E parlando dei figli, infatti, arriva una luce negli occhi. Pensare che loro ce la possano fare rende meno vana la fatica del presente. E così mi racconta che Giulia si immagina grafica in un’agenzia e Marta traduttrice in giro per il mondo. E allora torna tutto a valerne la pena.

L’estate la passeranno a casa. Due camere tinello e bagno. Il centro estivo è a pagamento, non si va. Maria però farà volontariato, per dare una mano nella distribuzione del cibo. 160 assistiti in tutto aiutati dalla Chiesa del Pastore, che ha scelto di dare una mano più grande a meno persone, per essere sicuro che quell’aiuto faccia davvero la differenza Maria farà i pacchi, ha aiutato tante altre volte, anche durante la Colletta Alimentare e poi durante il Covid ha cucito oltre 2000 mascherine per un’associazione di volontariato del territorio. Ricevere e dare: un ciclo continuo che tiene in piedi la comunità.

Quello che mi colpisce di questo racconto è la sua linearità, accompagnata dalla desolazione del trovarsi in una condizione che non cambia. Da sempre. E gli elementi che lo compongono: una famiglia, la difficoltà economica, un mutuo, il lavoro precario, un futuro per i figli... tutte parole così familiari nei discorsi comuni di amici, parenti, conoscenti.

E rifletto sul fatto che l’aiuto delle Associazioni di volontariato, come anche quello di Banco Alimentare, è diventato sostanziale. Siamo a un punto in cui a far fatica siamo noi. Non qualcuno che non conosciamo, anziano, malato, o povero per chi sa quale ragione. Sono le perso- ne qualunque. È il compito di chi lotta contro lo spreco allora è davvero quello di permettere che venga rimesso in circolo, non sono perché non vada buttato, ma perché arrivi a chi non ce l’ha. Per riequilibrare insomma un po’ le sorti anche degli altri. Che, come diceva una vecchia canzone...alla fine gli altri siamo Noi.