Dal carcere ai bancali. La rinascita di Ale.
Ogni giorno Alessandro accompagna a scuola la figlia di sette anni e poi si dirige al magazzino del Banco Alimentare della Daunia, alla periferia di Foggia. Lo fa da oltre un anno, da quando ha iniziato un percorso di reinserimento sociale grazie alle misure alternative alla detenzione.
Alessandro ha 32 anni e ne ha vissuti dieci in diversi istituti penitenziari sparsi per l’Italia. La sua vita oggi è cambiata totalmente ed è appena nata anche la sua seconda figlia. “Stando in Istituto non ti accorgi molto di quello che avviene fuori.
La vita per me, ora, ha un sapore diverso”, afferma con un po’ di timidezza, mentre in sottofondo la porta della cella frigorifera si apre e si chiude più volte. Alessandro sembra non essere disturbato dal trambusto che ci circonda e continua a parlare: “Al Banco sto bene. Mi sono sentito subito a mio agio, come in una famiglia. Nel lavoro, come in famiglia, bisogna essere uniti”.
All’inizio ha legato molto con Gianluca, il direttore, che lo ha subito coinvolto nelle decisioni da prendere in merito all’organizzazione del lavoro nel magazzino. Da quando sono arrivati i ragazzi e le ragazze del servizio civile, a fine maggio, Alessandro si sente ancora più utile. “Sto insegnando loro molte cose perché sono qui da più tempo e sono pratico con i muletti. Alla fine trasferisco loro quello che altri hanno insegnato a me”, dice sorridendo con lo sguardo dietro i grandi occhiali. Fa un po’ da guida agli altri: infatti, quando sono entrata al magazzino e gli ho chiesto di fare una chiacchierata, mi ha detto di aspettare un attimo perché era appena arrivato il referente di una struttura caritativa a ritirare gli alimenti. “Facciamo prima questa consegna”, ha detto, mentre coordinava il lavoro dei volontari.
Prima di questa esperienza non sapeva bene di cosa si occupasse il Banco Alimentare, anche se a Perugia – dove ha vissuto gli ultimi anni di detenzione studiando, frequentando corsi di teatro e di falegnameria, e conseguendo l’attestato HACCP - ne aveva sentito parlare.
Ora Alessandro si prepara a vivere, per la prima volta, anche l’esperienza della Colletta Alimentare.
“Sono sempre stato a contatto con gli alimenti perché all’interno dell’Istituto facevo lo ‘spesino’, cioè consegnavo gli alimenti ai detenuti”, racconta ripercorrendo la sua vita. “Per fortuna ne ho iniziata una nuova”, dice con convinzione e aggiunge: “Il pomeriggio presto servizio anche alla Parrocchia di Gesù e Maria dove c’è la mensa serale per i poveri e anche lì consegno i pacchi”.
Quando prova a guardare al futuro, Alessandro è certo che riprenderà a gestire l’autolavaggio di famiglia e che continuerà a dedicare del tempo al Banco Alimentare.
La nostra chiacchierata si conclude con questa sua affermazione, molto profonda: “C’è un proverbio che dice ‘Fai del bene e scordati, fai del male e pensaci’. Alla fine dei conti è proprio così”.