Emergenza Alimentare Italia / Ogni settimana aumentano le famiglie di nuovi poveri

 

Maria di yogurt ne prende soltanto tre, per i suoi figli, perché lei non li mangia. «E quindi è giusto lasciarli a qualcun altro, anche se sono regalati, no?». Lo dice sorridendo e ringraziando i volontari della Caritas che stanno riempiendo la borsa di tela con pasta, zucchero, olio, tonno, passata di pomodoro, riso e formaggio.
Sono cibi che arrivano dai supermercati fossanesi e dal programma Europeo per l'aiuto alimentare ai bisognosi.
Sono soprattutto la possibilità per tante famiglie di mettere qualcosa in tavola, di non «fare la fame», nonostante le difficoltà economiche.
Continuano ad aumentare, complice la crisi, le richieste di aiuto che arrivano alle tante associazioni e realtà del territorio fossanese. La Caritas è una di quelle che si è «rimboccata le maniche» e ha contattato la grande distribuzione locale: grazie alla collaborazione con il Banco Alimentare, adesso i supermercati della catene Bennet, Famila, Prestofresco a Maxisconto regalano a chi ne ha bisogno l'invenduto vicino alla data di scadenza, ma, ovviamente, e
con grande attenzione nei controlli, di ottima qualità.
Prosciutto affettato che dovrebbe essere consumato nel giro di due o tre giorni, ad esempio. «Destinando il cibo al Banco Alimentare i supermercati hanno alcuni sgravi fiscali spiega Nino Mana, direttore della Caritas diocesana fossanese -. Noi ci occupiamo della distribuzione e diamo alle famiglie la possibilità di mangiare anche quando non avrebbero i soldi per fare neppure acquisti di beni di primissima necessità».
Migliaia di euro di cibo che invece di essere gettati vengono donati a chi ne ha bisogno. Centocinquanta mila euro circa - è stato calcolato - soltanto negli ultimi dodici mesi.


Uccio Vissio da tre anni si occupa di far funzionare questa «rete»: dal lunedì al venerdì raggiunge i supermercati, carica le scatole piene e lascia quelle vuote, firma la bolla di consegna. «Sono tutti precisi - dice -: c'è l'elenco dettagliato di tutto quello che regalano. A seconda dei giorni varia tipo e quantità di cibo. Oggi, ad esempio, ci sono uova, yogurt e della pasta». Continua il suo giro e raggiunge le parrocchie di Fossano, Cervere e Centallo. Ci sono giorni prestabiliti, così le famiglie che hanno bisogno si organizzano e si mettono in coda.
Ad attendere Uccio ci sono altri volontari della Caritas che hanno già preparato borse e scatoloni con «secco» e «scatolame» che arriva dalla Comunità europea. In mano l'elenco di chi si rivolge a loro: oltre ottanta famiglie, soltanto nella parrocchia di Sant'Antonio.
Vengono per sfamare mariti, mogli, figli. Centinaia di persone. «Ma ogni settimana ci sono 4 o 5 richieste in più spiegano -. Solo cibo? No, affatto. Hanno bisogno di soldi per pagare le medicine, gli affitti, le bollette. Tanti sono a rischio sfratto. Se possiamo li aiutiamo con i fondi dell'otto per mille, oppure li indirizziamo al servizio degli assistenti sociali, al Centro Aiuto alla vita o ad altre realtà di volontariato e assistenza del territorio».
Prima che aprano le porte sono tante le persone in coda, una trentina almeno.
Donne di colore, bianche, giovani e meno giovani, anche qualche bambino con in mano il sacchetto vuoto da restituire. «Negli anni la richiesta è cresciuta in maniera esponenziale spiegano alla parrocchia San Bernando -. Ci sono tanti stranieri, ma gli italiani ormai sono il 50%. Hanno più timore e vergogna a  presentarsi da noi. Ad ascoltare certe storie ti si stringe il cuore». «E' una bella sensazione sapere che queste famiglie non lasciano la tavola vuota grazie al nostro servizio - spiega Uccio Vissio-. Ma se non ci fossero i supermercati che donano tutto quel cibo sarebbe davvero molto dura».

 

Fonte: La Stampa - ed. Cuneo - di Laura Serafini