Emergenza Alimentare Italia / Un piatto caldo da 15 anni

 

Un pasto che fuma, e scalda, da 15 anni.
Ci è parsa questa l'immagine migliore per rendere onore al servizio reso dai volontari dell'associazione "Incroci": che da tre lustri garantiscono un piatto serale, per 365 giorni l'anno, a chi altrimenti non potrebbe permetterselo. Un piatto che "inizia" il suo cammino per strada, nei luoghi più abituali di ritrovo per i senza fissa dimora, per poi approdare in via Grossi, attuale sede della mensa serale, grazie alla preziosa disponibilità della famiglia guanelliana. «Era il 1998 - ci spiega il presidente di "Incroci": Andrea Taborelli - quando un gruppo di persone sensibili al disagio dei senza fissa dimora iniziava, in modo del tutto spontaneo e autonomo, a distribuire pasti direttamente a chi "viveva" la strada. L'anno successivo, nel marzo 1999, nacque l'opportunità di rendere questo servizio fisso, usufruendo di uno stabile messo a disposizione dalle suore Guanelliane. Da allora, in quegli stessi locali, continua ad essere offerto liberamente e gratuitamente ogni sera, per tutto l'anno, un piatto caldo a chiunque si presenti». "Incroci" onlus nasce ufficialmente il 17 gennaio 2000, proprio a supporto di questo prezioso servizio alla città e ai suoi "figli" più fragili.

Oggi "Incroci" si avvale della collaborazione di circa 130 volontari, che, turnandosi nelle varie sere, garantiscono ogni volta la cena a circa un centinaio di persone. 100 anime che si accostano liberamente, senza prenotazioni o "abbonamenti; soltanto il vincolo del ritiro del numero d'accesso e la disponibilità a mettersi in coda. Gli spazi di via Grossi, della capacità di una quarantina di posti, rendono infatti necessaria la turnazione anche degli stessi commensali, per assicurare il pasto a tutti i presenti. «La mensa serale di via Grossi - prosegue il presidente - è libera e aperta per rispondere ad un bisogno. Per scelta abbiamo deciso non dovesse occorrere alcuna tessera per potervi accedere perché abbiamo viva la consapevolezza che per molti avvicinarsi alla mensa non esprima unicamente un bisogno primario, ma anche e soprattutto un bisogno di relazione, di incontro. Il valore fondante su cui si basa il nostro impegno è la solidarietà verso coloro che non solo si trovano in situazione di povertà ma anche e soprattutto di grave emarginazione. Accettare chiunque, senza alcun discrimine, ci permette di accogliere certo il povero privo di qualsiasi risorsa, ma anche chi, forse, un pasto potrebbe permetterselo altrove, ma in mensa trova l'opportunità di un "incontro" con l'altro, di ascoltare una parola amica.
L'occasione, insomma, per fare breccia nella coltre di solitudine che abbraccia molte di queste persone. E qui gioca molto il ruolo dei volontari, il cui compito non si limita alla gestione degli spazi e alla distribuzione dei pasti, servizio certamente fondamentale, ma nel mettersi in relazione con il prossimo che ogni sera incontra. Anche per questo la rotazione dei volontari non è mai casuale, ma regolata e ben organizzata a gruppi. L'ospite che arriva sa, insomma, chi troverà ogni sera ad accoglierlo
con un sorriso, una mano amica ad accompagnarlo.
E' anche questo un modo, semplice, per fronteggiare il disagio».

Dove recuperate il cibo per sfamare ogni sera così tanta gente?
«Negli anni siamo riusciti a tessere una rete che consente alla mensa di sostenersi.
Riceviamo periodicamente cibo dalla Coop, dal Banco Alimentare, dalle scuole grazie a Siticibo, dalle parrocchie attraverso raccolte mirate e dai privati».
Siete una realtà partita dalla strada e che oggi guarda al disagio nella sua complessità. [...]

 

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Fonte: Il settimanale della Diocesi di Como (26/10/13) - di Marco Gatti