Focus sul goal 2: sconfiggere la fame
"Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un'agricolutra sostenibile" è l'obiettivo numero 2 dei 17 che l'ONU ha posto nella sua Agenda e che intende raggiungere entro il 2030. L'indicatore composito per l'Italia del Goal 2, elaborato dall'ASviS, migliora significativamente tra il 2010 e il 2017 (Rapporto Annuale ASviS 2019).
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I dati sulla povertà assoluta in Italia, di cui quella alimentare è la parte più rilevante, pubblicati lo scorso giugno dall’Istat, ci permettono di scendere nel dettaglio della situazione nazionale. In stato di povertà assoluta vivono 1 milione 800 mila famiglie. I dati sono stabili, se confrontati con quelli dell’anno precedente, ma il numero dei poveri in valore assoluto è di fatto ancora ai massimi livelli dal 2005. La tanto attesa inversione di tendenza anche nel 2018 non si è dunque realizzata. I livelli di indigenza attuali sono ben superiori di quelli conosciuti prima della crisi economica ed appaiono difficilmente comprimibili a breve: dal 2007 il numero dei poveri ha registrato un incremento del 181% (+121% sulle famiglie).
È bene ricordare che la definizione di povertà assoluta è quella che identifica le situazioni più gravi di deprivazione materiale (conclamate e non di rischio), di chi è impossibilitato ad accedere a quel paniere di beni e di servizi che nel contesto nazionale garantisce una vita dignitosa. Sono persone dunque che non hanno lo stretto necessario per vivere in modo decoroso.
La sostanziale stabilità dell’indicatore, registrata in questo ultimo anno, non può considerarsi quindi una buona notizia.
Oltre ad una esponenziale crescita quantitativa, il fenomeno della povertà, dall’inizio della crisi a oggi, ha subito profondi cambiamenti, di cui bisogna tener conto per poter progettare interventi efficaci. Il fenomeno risulta ancora prevalente al Sud, fra chi non lavora e nelle famiglie numerose. Ma se si osservano i dati dal 2010 al 2015 si può rilevare come la povertà assoluta sia aumentata anche nelle regioni del Nord (+200%), fra gli occupati (+268%) e fra le famiglie con 2 figli (+375%). L’evoluzione di questo nuovo modello italiano di povertà è stato oggetto di forte attenzione sia da parte di tante associazioni e organizzazioni (Alleanza contro la Povertà), sia di politiche nazionali. Nell’arco di poco più di tre anni si sono susseguiti il Sostegno all’Inclusione Attiva (2016), il Reddito di Inclusione (2017) e il Reddito di Cittadinanza (2019).
Ma per far fronte al problema della povertà, in particolare quella alimentare, occorre realizzare al meglio sia politiche di contrasto, sia potenziare gli sforzi messi in campodal mondo dell’associazionismo, del volontariato. Ecco quanto Papa Francesco ha detto in occasione dell’udienza privata FEBA del 18 maggio u.s.: ”Vorrei ringraziarvi per quello che fate, provvedere cibo per chi ha fame. Non è assistenzialismo, vuol essere il primo gesto concreto di accompagnamento verso un percorso di riscatto. Guardando a voi, immagino l’impegno gratuito di tante persone, che operano nel silenzio e fanno bene a molti. È sempre facile dire degli altri, difficile invece dare agli altri, ma è questo che conta”.