Formazione con una buona azione, un progetto che è diventato buona pratica!

L'intervista a Bruno Piccoli e Domiziana Murabito, rispettivamente area manager e unit manager di Randstad Italia

Perdere il lavoro è tra le cose più difficili che una persona, nel corso della sua vita, si trova ad affrontare. Emerge sempre di più il bisogno di creare percorsi di autonomia, nei quali le persone escluse dal mercato del lavoro possano rafforzare le proprie competenze, le proprie qualità o imparare nuove abilità per ritornare a fare parte della dimensione lavorativa. Tutto ciò può avvenire grazie alla collaborazione tra aziende e terzo settore.

È quello che Randstad Italia ha fatto insieme a noi di Banco Alimentare della Sicilia con il progetto “Formazione per una buona azione”, che ha l’obiettivo di accompagnare le persone a incrementare competenze nel campo logistico. Abbiamo chiesto a Bruno Piccoli e Domiziana Murabito, rispettivamente area manager e unit manager di Randstad Italia, di raccontarci di più sul progetto.

“Formazione con una buona azione” è un esempio concreto di co-progettazione tra azienda e terzo settore. Da dove nasce il progetto?

«Il progetto “Formazione con una buona azione”, promosso a Catania da Randstad Italia e Banco Alimentare della Sicilia, nasce dalla riflessione che l'attitudine del lavoro non riguardi solo la sfera individuale, ma anche quella sociale e collettiva. Sostenere questo approccio è per Randstad Italia uno dei valori su cui si basa il concetto del fare e dimostrare di essere la talent company più equa e specializzata al mondo. Un progetto di grande valore umano e professionale, del quale siamo particolarmente orgogliosi, che evidenzia il valore della formazione anche per il riscatto sociale».

Quante sono state le edizioni messe in campo e quanti i partecipanti?

«Il primo percorso formativo è stato avviato a febbraio 2023 e, a distanza di un anno, si è conclusa la quarta edizione. Abbiamo visto crescere le competenze di 24 talenti, donne e uomini, provenienti da diversi percorsi personali. L’85% dei partecipanti ha proseguito con un inserimento lavorativo attraverso la somministrazione di lavoro presso le aziende del territorio catanese. Le realtà aziendali che hanno abbracciato il progetto si sono dimostrate sensibili al tema, disponibili ad aprire le porte e pronte a valutare tutti i talenti di qualunque età, genere, cultura o provenienza, realizzando così l’obiettivo principale di tutte le persone: poter ridare dignità al percorso di vita dei talenti attraverso il lavoro». 

Non è scontato che il profit e il non profit collaborino insieme. Secondo voi, cosa c’è ancora da fare affinché quella tra i due mondi non sia soltanto un’esperienza spot, ma diventi un modello sistematico?

«L’attitudine a comportarsi in maniera utile, premurosa e collaborativa, la cosiddetta Service Orientation, è oggi ciò che un buon professionista che si occupa di lavoro deve saper integrare nelle sue attività quotidiane. La capacità infatti di sapere comprendere le persone e i loro bisogni è diventata centrale nelle strategie del mondo HR, sia per la crescita esterna che per quella interna. Lo dice l’attenzione che il mercato del lavoro concentra sulle dinamiche legate al benessere e alla centralità della persona: valorizzare il talento e lavorare per un ambiente in cui ci si possa esprimere al meglio e ci si possa sentire bene, sia da un punto di vista personale che professionale, sono obiettivi fondamentali. In una società in continua evoluzione in cui la persona è sempre più centrale, il benessere e la soddisfazione dei lavoratori con cui l’azienda entra in contatto rappresentano il valore aggiunto del business stesso: la sostenibilità economica e quella sociale, per Randstad, sono fortemente correlate verso il raggiungimento di un obiettivo condiviso».

Come spiegare il valore sociale nello svolgere attività di logistica per Banco Alimentare della Sicilia a persone che vivono già contesto di fragilità? E come prevedete, di volta in volta, questo inserimento?

«Il mondo del lavoro si è radicalmente trasformato negli ultimi anni, ma quello che non è cambiato è sicuramente l’importanza che il lavoro riveste per tutti. Oggi, infatti, a livello aziendale si sta affermando sempre di più l’importanza di una sostenibilità quella ambientale, economica e sociale parallelamente ad una cultura basata sull’equità e l’inclusione. Stare vicini alle persone, ai nostri talenti, vuol dire prepararli a un momento molto importante: un percorso di formazione finalizzato all'inserimento lavorativo attraverso una formazione pratica in un luogo così importante dal punto di vista sociale. Generare una cultura sostenibile del lavoro vuol dire anche rendere consapevoli tutti gli attori coinvolti».