Il Banco Alimentare chiede aiuto: «Poco sostegno, siamo in rosso»

(Fonte: Il Resto del Carlino) di CRISTINA DEGLIESPOSTI

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IL NUMERO mette i brividi: 1.302 persone. Sono i nuovi poveri del circondario che, in un solo anno, si sono aggiunti a quella già corposa fetta di cittadinanza costretta a bussare alle porte delle 44 strutture coordinate sul territorio dal Banco alimentare dell’Emilia-Romagna solo per chiedere qualcosa da mangiare. I dati impietosi della realtà circondariale li hanno forniti ieri in conferenza stampa il presidente e il direttore regionale del Banco, Giovanni De Santis e Gianluca Benini. Nel 2009, attraverso 43 strutture nell’Imolese, sono state 4.494 le persone aiutate dal Banco, pari al 3,4% di tutta la popolazione circondariale (131.022). Ma in questo 2010 sono già 5.796 (4,4%) i cittadini che hanno chiesto aiuto per mangiare e le strutture in rete sul territorio salite a 44. Un esercito. «In regione ogni giorno sosteniamo circa 118mila persone — ha spiegato De Santis —. A gennaio saliranno a 130mila e in Italia sono 1,5 milioni. Se gli enti pubblici finalmente analizzassero questi numeri, noi non dovremmo ‘stressarci’ con altre iniziative (il riferimento è alla cena di raccolta fondi di domani, ndr)».

Ma l’attacco è mirato agli scarsi contributi ricevuti soprattutto dagli enti pubblici. «Calano gli immigrati aiutati — ha continuato — perché una volta perso il lavoro tornano nel Paese d’origine. I nuovi poveri all’80% sono famiglie italiane, quelle rimaste senza reddito. In regione gestiamo prodotti alimentari per 25 milioni di euro, con un bilancio del Banco comprensivo degli ammortamenti di 410mila euro circa. Nel 2009 però abbiamo chiuso con un passivo di 30mila euro e quest’anno non va meglio».

«LE RICHIESTE di aiuto sono aumentate, ma sono calate le donazioni di derrate industriali dalle aziende per il perfezionamento tecnologico delle produzioni — ha aggiunto Benini —. Fortunatamente sono in crescita le donazioni dalla Comunità europea e stiamo attivando nuovi canali di raccolta, come la grande distribuzione organizzata e le mense aziendali. Nell’Imolese però non abbiamo ancora contatti». Il vicepresidente della Fondazione, Giorgio Valvassori, ha confermato il sostegno di palazzo Sersanti: «Da anni siamo vicini al Banco, nel 2010 abbiamo contribuito con 24mila euro». Luigi Cimatti, presidente Bcc, ha sottolineato di non essere sponsor, «ma partner del Banco perché ne condividiamo i valori. Oggi chi ha raggiunto il benessere è diventato cieco e sordo, non si accorge di chi resta indietro».

Il vicesindaco Roberto Visani, ha ammesso che il contributo del Comune non supera i mille euro. Ma ha anche aggiunto che «Imola è ancora una città solidale. E’ importante fare rete perché il vecchio welfare non è più sostenibile. La comunità in tutte le sue espressioni deve farsi carico dei nuovi bisogni».