Il bisogno di restituire senza chiedere nulla in cambio
Mi sono chiesta, perché andare al Banco Alimentare, perché proprio adesso, in un momento in cui prevale la paura? Nasce in noi, credo, un desiderio nascosto che teniamo spesso soffocato, di voler ridare quella "fortuna" e quel bene di cui siamo invasi, che ci chiediamo quasi se siamo meritevoli di avere e se valga la pena tenerlo tutto per noi, protetto.
Ecco, al Banco Alimentare si vede, si sente e si tocca con mano ogni giorno questo, questo bisogno di restituire, di condividere, senza chiedere nulla in cambio. Ogni angolo dei magazzini respira questa libertà di dare il tuo cuore, di dare quel poco che hai con quello che puoi ed è testimone di chi, prima di te, ha sentito l’esigenza di darsi così, gratuitamente. Ed è per me, e per tutte le persone che vedo silenziose ogni giorno dedicarsi con cura, passione, amore, ad ogni pezzetto del magazzino, un privilegio, poter essere uno spicchio di risposta ad un bisogno così grande.
Perché quindi andare lì? Ci si sente giusti, come ogni scatola di alimenti perfettamente incastrata, così è ogni volontario, vicino uno all’altro, ci si sente abbracciati, da chi ti accoglie lì, come se fosse casa, ci si sente uniti come tutti quei bancali impilati, e avvolti da rotoli e rotoli di pellicola. Ci si sente un puntino che è parte di un bisogno, come ogni scatoletta, che anche se piccola, è segno di una grandezza.
Ci si sente pieni, come tutti quei camion che arrivano ogni giorno ai magazzini carichi di alimenti donati. Allora andiamo lì per questo, per un desiderio comune, di condividere, di esserci, proprio come quel pacco di pasta che, anche se piccolo, c’è, dentro ad un posto così grande. Ed è cosi, che non vince la paura, ma quell’esigenza di rispondere ad un desiderio che è dentro di noi, sempre, di servire e non c’è niente di più reale di questo.
Grazie,
Cristina