Il dramma dei papà clochard “Per pagare gli alimenti ci siamo ridotti in povertà”

 

Max dormiva alla Stazione Centrale di Milano con un cappotto blu troppo elegante e la fede ancora al dito. «Più di tutto, avevo paura dei poliziotti - racconta - mi avvolgevo dentro ai giornali per sembrare un barbone. Avevo il terrore che mi chiedessero di spiegare come fossi finito lì». Certe volte, bastano sette mesi rovinosi. Quarant’anni, operatore finanziario, stipendio di medio livello, Max girava l’Italia e si sentiva forte - ultimi incarichi a Torino e Portogruaro - prima di essere licenziato. «Mia moglie mi ha sbattuto fuori di casa senza preavviso, mentre ero in causa con l’azienda per sei mesi di stipendi arretrati. Tutto quello che avevo da parte era giustamente per mia figlia, che ha tre anni. La adoro». Ed ecco come Max è finito a dormire alla stazione. Anche se non assomigliava agli altri residenti notturni.

Lo ha notato Diego Alloni, 50 anni, presidente dell’associazione Padri Separati della Lombardia. «Non c’entrava nulla in quel contesto, aveva un cappotto troppo elegante, anche se incominciava ad essere un po’ rovinato. Il fatto è che quella di essere attrezzati è proprio una mia fissazione. Chi si trova in uno stato di impoverimento improvviso, emotivo e materiale, deve attrezzarsi». Abiti giusti. Indirizzi giusti. Bisogna sapere a chi chiedere aiuto. Bisogna capire di cosa si tratta. «Siamo tutti sottopeso - dice Alloni - sarà contento il Governo, noi non creiamo problemi per l’eccesso di trigliceridi... Mangiamo un pasto al giorno, carne una volta alla settimana. Il resto è frutta e verdura regalata, mense sociali, le derrate provvidenziali messe a disposizioni dal Banco Alimentare».

 

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Fonte: www.lastampa.it - di Niccolò Zancan