Il tesoro della Cava
La distribuzione dei pacchi avviene nel piazzale posteriore della parrocchia dove, in disparte, è già in fila – nettamente in anticipo - un ragazzo dall’aria un po’ schiva. Più tardi Teresa, referente del Centro di Ascolto della Cava, quartiere periferico di Forlì, racconta che ha problemi di tossicodipendenza, che vive in una roulotte insieme ad altre persone e non è facile entrare in rapporto con lui. È Luciana a provarci oggi, mentre riempie il suo sacchetto: “Andrea prendi la piadina, c’è anche un po’ di prosciutto, vuoi provare questa zuppa?” Il rapporto passa anche da qui: un occhio di riguardo mentre si dispone il cibo in magazzino e si tiene da parte qualcosa di già pronto, o che sia solo da scaldare, “non il tonno che gliel’ho dato la volta scorsa”.
Arrivano altri volontari a salutarci, da come ci accolgono e da come si comportano, qualcosa ci dice che sono un gruppo molto affiatato. “Il nostro gruppo – ci conferma Teresa - secondo me ha proprio questa caratteristica, di un’amicizia che ci lega profondamente”. Oltre a Teresa e Luciana, anche Anna, Giovanni, Simonetta, Barbara, Wainer. Arriva anche Fiorenzo, in abbigliamento da lavoro: Teresa lo ha avvisato del nostro arrivo. “L’amicizia con il Banco, con Gianluca, è importantissima per me. Oggi ho una giornata super-impegnata ma stamattina non potevo non essere qui con voi”.
Teresa è in pensione dal 1997, prima era un’assistente sociale. Era già impegnata in parrocchia e quando sono arrivate le prime richieste di aiuto, è stata lei a occuparsi di conoscere le situazioni familiari per poter meglio rispondere e soprattutto per iniziare un rapporto.
L’Ufficio di Teresa è sempre aperto: le persone si affacciano, salutano, al di là dei colloqui specifici per problemi particolari. C’è sempre un via vai.
“Appena siamo partiti con il servizio di aiuti alimentari, abbiamo chiesto la convenzione con il Banco: una sovrabbondanza che non ci aspettavamo! Adesso sono Giovanni e Wainer che si occupano dei ritiri sia al magazzino del Banco e al Conad qui vicino per il programma Siticibo. L’altro giorno abbiamo ricevuto tante di quelle fragole!”
Teresa ricorda benissimo la prima famiglia che si è affacciata alla porta del suo piccolo ufficio. “Erano del Burkina Faso, vennero marito e moglie, lei deliziosa, vestita in costume tradizionale. Avevano tre figli. Siamo partiti da lì… nel tempo molti stranieri, ma anche tanti italiani, oggi siamo al 50 e 50. In alcuni casi, purtroppo, ritroviamo i figli cresciuti delle prime famiglie aiutate”. Veniamo a sapere dalle sue amiche che Teresa è un punto di riferimento per il quartiere, praticamente una persona di casa per molte di queste famiglie: madrina di battesimi, testimone di nozze, ... una sorella!
Tre mesi fa è arrivata Malvina, una ragazza albanese, molto scoraggiata per diversi problemi con la bambina disabile, problemi con il marito che da 9 mesi non lavorava e nessun aiuto. Tutto il gruppo l’ha presa in carico immediatamente o, come dice Teresa, l’ha accolta. “Per Malvina pian piano è stato come un ritorno alla vita! Martedì scorso me la sono vista arrivare di corsa, mi è letteralmente volata al collo, felicissima. Finalmente il giorno prima suo marito era stato riassunto dalla ditta – è muratore suo marito… “Lavora!” urlava contenta a tutti… Ha voluto fare una foto insieme a noi. Può sembrare una sciocchezza, ma per me è un più, più, più! Ed è la motivazione per cui sono qui da 23 anni e ne ho 81 tra poco”.