LETTERA / «Sprechi, nuovi poveri e la cattiva politica»

Fonte: La Sicilia

 

Ho letto su "La Sicilia" del 16 luglio un articolo "Povertà e sprechi" che mi ha colpito non poco, sia per l’aneddoto in esso narrato sia per il messaggio che l'articolista, alla fine, cerca di trasmettere alla nostra città. L'episodio ivi narrato di John Van Hengel è emblematica: questi si impegna come volontario in una mensa per poveri, che non riusciva a sfamare migliaia di persone per la esiguità delle risorse; poi incontra una donna e la vede all'atto di raccogliere gli alimenti gettati in un contenitore vicino ad un supermercato e da qui ha l’intuizione, mettendosi in contatto con i dirigenti dello stesso, di dar vita alla Saint Mary Food Bank, la prima "banca del cibo", oggi in Italia Banco Alimentare.

Spreco e povertà dice l’articolista "sono due facce della stessa medaglia della società occidentale". Si calcola che ogni anno in Italia si getta una quantità di cibo che consentirebbe di soddisfare i bisogni di tre quarti della popolazione. Mentre, di contro, le famiglie in stato di indigenza sono circa il 18%, Questa, onestamente per me è stata una sorpresa e mi ha "scioccato" non poco. Possibile che in una Nazione dove per le ferie estive si preparano a partire circa 8,000.000 di italiani, dove in ogni manifestazione, sia canora che teatrale si registrano ovunque pienoni, possa esistere questo stato di povertà? Dove la ricchezza traspare dal numero di autovetture circolanti, dove gli aeroporti, le stazioni ferroviarie e le autostrade sono intasate, per non parlare dei natanti che stazionano nei porticcioli.

E' accettabile che con queste ostentazioni di ricchezze ci possa essere una parte cospicua che ha bisogno di "carità"? Molte di queste associazioni di volontariato mi risulta che distribuiscano quotidianamente pasti caldi a normali cittadini che non sono dei barboni. Se non ci fossero queste organizzazioni che si prodigano con grande generosità per aiutare tanta gente, quale sarebbe la sorte di questi poveracci? Che in Italia le famiglie in stato di povertà siano il 18% è un dato drammatico. Questa è tutta gente che non trova lavoro, che gli è stato promesso e mai dato.

Di contro assistiamo quotidianamente a ruberie, non da parte di piccoli ladruncoli ma di personaggi delle istituzioni. Miliardi che circolano per acquisti di appartamenti, appalti pilotati, tangenti di ogni genere in ogni stato e grado sociale. Di fronte a questo spettacolo indecoroso cosa dovrebbe dire questo 18% che vive in stato di povertà? E cosa pensano di fare i politici di destra e sinistra?

Basterà da sola la carità di queste associazioni assistenziali? L'articolo di cui sopra ha esaurientemente chiarito qual è la situazione e allora, quanto meno, diamo più forza a queste associazioni se lo Stato ed i politici si sono girati dall'altra parte.

S. B.


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