LO SPUNTO / Il pane, l’acqua e l’Ultima Cena.

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L'Ultima Cena è senz’altro la cena più famosa della storia. Non deve sorprendere, allora,  che gli autori dello studio, pubblicato sul numero di aprile della rivista scientifica International Journal of Obesity, abbiano utilizzato la sua raffigurazione artistica nel corso dei secoli per illustrare ed analizzare l’evoluzione di usi e consumi alimentari.
 
Scopriamo così che, nel corso del millennio, il menù si è ampliato (maiale e pesce accanto all’agnello originario) e le porzioni sono diventare più grandi (il 69,2% circa).
E’ fin troppo facile immaginare cosa potrebbe comparire oggi sulla tavola di Gesù e degli Apostoli. Sono altri gli spunti di riflessione,  offerti dall’attualità,  a proposito di cibo e di ciò che implica in quanto simbolo di benessere e di status socioeconomico. Penso che non dimenticheremo facilmente l’impressione suscitata dal pane e dall’acqua offerti ai bimbi “insolventi” della mensa scolastica del Vicentino. Due alimenti semplici e indispensabili alla sopravvivenza trasformatisi in simbolo di privazione proprio per chi è più piccolo e più debole.
 
Una storia che lascia l’amaro in bocca - è proprio il caso di dirlo – per un Paese che ha nel proprio dna gli spettri ancestrali della fame e l’ossessione dei bimbi non abbastanza in carne. Ma, tornando all’Ultima Cena, e qui il cerchio si chiude, non tutto è perduto, i bimbi di Vicenza come gli Apostoli, hanno condiviso il pane e l’acqua e il pranzo normale.
Meditate, gente, meditate.

 

Cristina Giannetti  

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