Margherita, la restauratrice di scatole preziose
Margherita ha 62 anni compiuti e da 8 lavora come volontaria al Banco Alimentare. Prima solo il sabato mattina e, da quando è andata in pensione, tre volte a settimana. I giorni dispari. "Quando i miei nipotini vanno dagli altri nonni”, precisa. È arrivata al Banco invitata da una coppia di amici, volontari per Siticibo da 10 anni.” Due persone splendide - racconta Margherita - che da sempre dedicano tempo agli altri e che mi hanno coinvolta. Anche quando è scoppiato il COVID non ho smesso di venire. Avevo paura come tutti, ma sapevo che c’era chi aspettava il cibo che prepariamo e andavo lo stesso. Mi sono sentita viva e utile in un momento in cui tutti ci siamo chiusi in casa, sopraffatti dal timore. Io invece mi sono data da fare ed è stato un aiuto, per prima cosa per me stessa”. Quando arriva al Banco, la mattina, prende un caffè con Giorgio e Juan che si occupano di gestire le attività legate ai prodotti. “Lavorano qui da 15 anni e sono troppo forti! Poi come ogni giorno, da otto anni, vado a salutare Daniel, il “boss” del magazzino: gli chiedo prima delle figle e poi chiedo a lui cosa c’è bisogno di fare. Faccio più o meno le stesse attività da sempre, ma chiedo lo stesso cosa c’è bisogno di fare. Mi piace perché per me, essere una volontaria, vuol dire fare ciò che serve, con una disponibilità totale”. Di solito Margherita lavora alla selezione dei prodotti. Ma si ferma anche ad aiutare a pulire i tavoli di lavoro. “Faccio tutto se c’è bisogno! Quando controllo uno per uno i pacchetti, guardo la data di scadenza, se le etichette sono a posto, li sottovuoto. Qualche scatola è un po’ rotta, brutta fuori, ma il cibo dentro è buonissimo! Allora prendo lo scotch e riparo per bene le parti rovinate. Mi sento come una restauratrice di antichità preziose. Poi dò una bella pulita con lo straccio e le scatole diventano uno splendore, pronte per essere inserite nei pacchi che consegniamo alle strutture caritative che vengono a prendere il cibo qui al Banco. Alle strutture diamo anche frutta e verdura scartata dal mercato perché brutta, troppo poco colorata o cibo fresco come il pane che resta invenduto”. Poi Margherita confessa una debolezza. “Tra le strutture convenzionate con il Banco io ho un debole per quelle che ospitano bambini. Perché penso ai miei nipotini. Ne conosco molte. Cerco sempre di mettere qualche dolcetto in più negli scatoloni o qualcosa di speciale per le loro merende: mi sembra di mandargli una carezza! E poi tra un bambino che ha bisogno e uno che non ce l’ha, non ci sono differenze: i dolci piacciono a tutti” In inverno al Banco fa freddo e lavorare, stando fermi sul posto, certi giorni è davvero faticoso. Ma il tempo vola, perché c’è sempre molto da fare. “E poi- racconta Margherita- a scaldarmi ci pensa Giorgio con le sue battute che fanno ridere tutti, anche dietro la mascherina. Tre anni fa mi hanno dato da indossare anche una maglietta arancione, che è la divisa Banco Alimentare. I giorni che la mettiamo tutti insieme il magazzino si accende ed è bellissimo”. E poi ricorda Il giorno del suo ultimo compleanno. “Ero di turno e son venuta al Banco lo stesso. Ho preso una torta per tutti gli amici e mantenendo le distanze abbiamo festeggiato. Proprio come si fa in una famiglia”.