Matilde Cifali: “Un’impresa che sogna la sensibilità è un'impresa che crea impatto sociale”
L'intervista a Matilde Cifali, imprenditrice e presidente di Terziario Donna Confcommercio Catania
Il 25 settembre è la giornata internazionale del sogno, giornata istituita per incentivare tutti coloro che hanno un sogno a non mollare mai per realizzarlo e che vogliamo celebrare nella nostra newsletter di settembre. Sognare significa voler costruire progetti, guardare oltre, avere nuove prospettive di futuro… Ed è proprio quando un modello di impresa segue questo approccio che dà vita e forma a idee e collaborazioni capaci di produrre valore e impatto per le comunità, come quelle che aziende e non-profit costruiscono insieme per avviare percorsi condivisi che mettono al centro lo sviluppo etico e sostenibile del territorio. Un’esperienza concreta è quella che abbiamo generato con il Gruppo Terziario Donna Confcommercio Catania, co-promotore insieme a noi di Banco Alimentare della Sicilia della lotteria di solidarietà “GIOCABANCO: CHI DONA VINCE”. Abbiamo intervistato Matilde Cifali, imprenditrice e presidente di Terziario Donna Confcommercio Catania, per affrontare insieme il tema del sogno come desiderio di generare sviluppo attraverso l’impresa e costruire percorsi che abbiano anche un’anima sociale.
Cosa fai e di cosa si occupa Terziario Donna?
Sono una piccola imprenditrice che nasce nel settore turistico. Oggi sono brand manager presso lo storico marchio di ceramiche “Ceramiche De Simone” e la presidente di Terziario Donna Confcommercio Catania. Il gruppo Terziario Donna Confcommercio rappresenta a livello nazionale più di 250mila imprese femminili, e porta avanti l’imprenditoria femminile a livello territoriale, facendosi presente nell’ottica secondo cui il territorio siciliano può essere lo spazio giusto per una donna che vuole fare impresa.
Imprenditrice e sognatrice al tempo stesso, soprattutto in una terra come la nostra: come hai fatto a “sognare” proprio in Sicilia?
Sono fiera e orgogliosa di essere siciliana! Ho deciso di fare impresa in Sicilia perché voglio contribuire a migliorare il settore imprenditoriale della nostra isola, per dimostrare che in Sicilia si può e si deve fare impresa. La nostra è una terra meravigliosa, che offre tantissime risorse che spesso, altrove, non ci sono; che porta dentro di sé storie di volontà, impegno e sacrifici.
Io sono un’inguaribile ottimista: credo nei sogni, anche perché oggi ci sono davvero tanti giovani che si approcciano a un nuovo stile di vita e a un nuovo modo di fare impresa.
È davvero impossibile oggi realizzare i propri sogni lavorativi in Sicilia?
Non credo sia così. Oggi direi che ci sono tanti casi di persone che hanno sognato e che ce l’hanno fatta. Anche per questo abbiamo istituito un premio annuo, che oggi è diventato regionale, chiamato “Impresa è Donna” per premiare tutte quelle realtà imprenditoriali femminili che hanno realizzato dei bellissimi progetti. Un esempio è Adriana Santonocito, consigliera del nostro gruppo, che ha realizzato una pelle vegana che deriva dagli scarti di fichi d’india. Ci sono, quindi, donne che riescono a costruire progetti meravigliosi… ma spesso non le conosciamo.
Oggi, poi, in Sicilia la rotta del mondo del lavoro sta cambiando: si sta cercando di fare un’impresa sana, innovativa e sostenibile, dimostrando che è possibile e importante fare impresa in Sicilia.
Cosa diresti a chi sta rinunciando al proprio coraggio di sognare?
So che in Sicilia c’è bisogno di modernizzarsi, di adeguarsi ai tempi; ma si deve pur partire da qualche parte. Direi di non smettere, di continuare a sognare, perché le risorse qui ci sono: paesaggi incantevoli, una storia importante, un patrimonio artistico-culturale significativo. Bisogna solo saperle sfruttare, riuscire a rendere il Made in Sicily protagonista in modo da poter portare la Sicilia in giro per il mondo.
Sicuramente serve fare “piccoli passi”: si parte da un piccolo sogno, per poi costruire piccole attività per arrivare infine a cambiare quello che non funziona. Se c’è qualcosa che fa la differenza è essere attivi, partecipativi e volenterosi. Molti giovani riescono a fare una giusta gavetta con tanta volontà e tenacia, arrivando così a fare un’impresa sana.
Direi di guardare l’esempio di chi decide di formarsi e di costruire il proprio futuro con impegno e volontà in Sicilia: è un incentivo per i giovani a restare e lavorare qui.
Donne, sogni e lavoro: come si possono coniugare queste tre dimensioni?
So bene che non è sempre facile per noi donne conciliare il lavoro con la propria quotidianità. Sicuramente, però, avere un grande passione e l’appoggio giusto che dia la spinta per continuare può fare la differenza. Anche il supporto tra noi donne è importante.
Noi di Terziario Donna cerchiamo di essere portatrici sane di cambiamento, con la consapevolezza che si può fare sempre qualcosa, anche se nel nostro “piccolo”, superando tutte le difficoltà e ostacoli che ci si presentano.
La collaborazione che nasce con Banco Alimentare è un nuovo modo di sognare di fare impresa: un’impresa etica, responsabile, attenta al territorio e alle fragilità. Secondo te, cosa serve per costruire percorsi condivisi tra profit e non profit che diventino buone pratiche?
Credo che serva sensibilizzare il territorio: non coinvolgere soltanto i cittadini singoli, ma anche le imprese. Il ponte tra il settore profit e non profit è collegato anche dal saper cogliere la sensibilità del mondo non profit, a farla propria, e a decidere di mettere le proprie risorse a disposizione per chi si riconosce non è stato fortunato, per chi ha bisogno di aiuto. Il connubio che nasce tra le aziende coinvolte in questo progetto e Banco Alimentare è stato possibile grazie a questo lato più umano ed empatico.
A questa sensibilità, poi, vanno aggiunte azioni concrete, dare buoni esempi e portarli avanti.
Matilde: qual è il tuo sogno, da imprenditrice siciliana?
Il mio sogno, da imprenditrice siciliana, è quello di non avere più difficoltà rispetto a un’imprenditrice del nord.
Sogno un mondo più equo. Sogno di raggiungere una parità di genere che diventi la normalità.
Sogno una più facile accessibilità alla burocrazia, un’ambiente giusto e civile.
So bene che molte donne sono state scoraggiate dalle difficoltà che il mondo lavorativo spesso pone davanti quando si vuole aprire un’attività (come la complessa macchina burocratica e informativa)… Ma io so che non sono sogni irrealizzabili.
Noi ci auspichiamo che non sia più necessario che ci siano queste associazioni, ma fino a quel momento Terziario Donna è qui ed è importante che ci sia per difendere il sogno di tutte le donne che vogliono fare impresa.