OpenDay a Udine: una giornata oltre l'ordinario!
L’organizzazione dell’Open Day è stata davvero un grosso lavoro e un notevole impegno, considerando che non avevamo mai creato un evento che durasse tutta la giornata e che comprendesse diverse iniziative - la raccolta fondi con le marmellate in tre luoghi contemporaneamente, la mostra, l’incontro-testimonianza, la consegna degli attestati di amicizia ad una trentina di stakeholders e collaboratori, il pranzo coi volontari, l’esibizione del coro alpino, la grigliata per tutti e il taglio della torta.
Molti volontari si sono adoperati davvero senza riserve nelle settimane e nei giorni precedenti l’evento. La loro dedizione (che si declinava in diverse maniere come la cura dei dettagli, la volontà di superare la fatica del rapportarsi con le persone, lo svolgimento dei compiti più ingrati come gli adempimenti burocratici o di quelli più fisicamente faticosi) è stata davvero eccezionale e personalmente mi ha rimandato continuamente allo scopo per cui tutti noi abbiamo voluto festeggiare i 30 anni di questa Opera grande, che non è quello di autocelebrarci con iniziative più o meno visibili, ma quello di mostrare a tutti, veramente a chiunque, quello che è nato in questi anni dalla nostra storia, dagli incontri, dagli sguardi, dalle persone.
Altri (volontari nostri e non) si sono invece messi in moto durante la giornata, stimolati da ciò che vedevano e si sono offerti di dare il loro contributo alla buona riuscita dell’evento (in particolare ho in mente tre professionisti che hanno offerto gratuitamente i loro servizi, ringraziandoci della possibilità che è stata data loro di partecipare all’organizzazione).
I riscontri positivi non sono arrivati solo dai “soliti noti” del nostro giro quindi, ma anche da chi veniva a conoscerci per la prima volta. Ad esempio, la referente di un’azienda donatrice - che abbiamo incontrato per la prima volta dopo anni e anni di inviti sempre elusi - ha ascoltato con grande attenzione e stupore la spiegazione della mostra, non perdendosi nemmeno una parola e rimanendo poi parecchi minuti in silenzio davanti alle foto.
Ci siamo trovati tutti d’accordo nel dire che la giornata è stata un successo, ma non per la nostra bravura, non perché c’era tanta gente e nemmeno perché tutto è filato liscio, ma perché – dai feedback che abbiamo ricevuto – siamo riusciti a trasmettere, almeno in parte, il nostro attaccamento e la nostra appartenenza ad un’esperienza tanto più grande di noi.
Ora siamo tornati alla “normalità” e sappiamo quanto sia importante non perdere per strada quello che è emerso in questa giornata, ma farne memoria nel lavoro di tutti i giorni, facilitandoci così la presa di coscienza che ciò di cui facciamo parte ha un respiro molto più ampio della nostra piccola realtà, dei nostri gesti, dei nostri sforzi e, fortunatamente, anche dei nostri limiti.