POVERTA'. Sacconi arruola il non profit

Il responsabile del welfare promuove la campagna "Aiuta l’Italia che aiuta”

È stata presentata ieri mattina, all’Opera Cardinal Ferrari, dal ministro Maurizio Sacconi l’azione italiana nell’ambito dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale.

Attraverso gli stralci del suo discorso, ecco le azioni che il ministro ha annunciato.

Una Campagna nazionale di comunicazione per affermare il valore pubblico del dono

«Una Campagna nazionale per il dono contro la solitudine e la povertà, per lo sviluppo di quelle iniziative di gratuità che caratterizzano così tanto il nostro Paese e che rappresentano il primo antidoto contro l’esclusione sociale. Ad esso è collegata una azione comunicazionale il cui leit motiv recita Aiuta l’Italia che aiuta, perché si risvegli e sia stimolata l’attitudine al dono presente in ciascuno di noi. Come ha anche richiamato ieri Benedetto XVI incoraggiando “non solo i cattolici, ma ogni uomo di buona volontà - in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica amministrazione e nelle diverse istituzioni - ad impegnarsi nella costruzione di un futuro degno dell'uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna».

Solitudine e inattività di lungo periodo principali fattori di povertà

«Sono questi i due fattori che certamente concorrono a definire una condizione di povertà sia relazionale che materiale. Per chi è in età e condizione da lavoro, l’inattività contribuisce non solo a un danno di tipo economico che mina le certezze per sé e il proprio nucleo familiare ma porta anche un rischio di annichilimento che coinvolge tutta la persona. Peraltro, la mancanza del lavoro come anche quella della casa, sono aspetti che pur mettendo drammaticamente in crisi la vita di una persona, di per sé possono ancora non condurre a un vero e proprio stato di esclusione sociale se soccorre un solido quadro di relazioni familiari o comunitarie. La povertà non è dunque solo un problema economico. E’ il venir meno di rapporti costitutivi, la mancanza di una rete comunitaria sulla quale poter contare nel momento del bisogno, che porta la persona a scivolare in una situazione di disagio da cui poi è molto difficile uscire. Solo nelle relazioni umane è possibile, infatti, individuare e conservare – anche di fronte a prove terribili – il senso della vita o risvegliare una responsabilità perduta innanzitutto verso se stessi. Non è un caso dunque che la povertà si annidi prevalentemente laddove sono più deboli e difficili da coltivare i rapporti come nelle grandi aree urbane o nei contesti urbanistici sedimentatisi in modo disordinato».

 Nutrizione, lavoro, alloggio, accesso ai servizi, educazione, gli ambiti concreti di intervento.

«Le risposte di successo sono quelle che intorno ad un bene o un servizio sanno costruire relazioni che sottraggono alla solitudine e all’esclusione. Il pacco alimentare o il rifugio temporaneo per qualche notte sono ancor più essenziali quando rappresentano lo strumento per andare a riprendere chi si sta lasciando andare, offrendogli amore e compagnia attraverso i quali ripartire.

La stessa Social Card, sperimentazione mutuata dall’esperienza del Food Stamp statunitense, rappresenta una capillare infrastruttura o meglio un canale di comunicazione tra una – per quanto opinabile e pur sempre affinabile – platea di bisognosi e tutti i soggetti istituzionali o privati che lo vogliono alimentare. La sua caratteristica di partenza, statuale e centralistica ma già aperta ad alcuni primi grandi donatori, costituisce solo il volano che ora deve essere messo a disposizione di regioni, enti locali e terzo settore interessati affinché possano via via modulare la platea dei beneficiari nei diversi territori, ampliare la gamma dei servizi offerti, soprattutto accompagnare le prestazioni con la mediazione di persone generose e prossime agli aventi bisogno.

La povertà alimentare rappresenta oggi il bisogno più diffuso ed urgente proprio perché tocca un aspetto vitale della condizione umana. Sono migliaia le associazioni che si cimentano ogni giorno con questa sfida, dalle mense per i poveri come quella dove oggi ci troviamo - segno dalla ricchissima capacità di dono di Milano -, ai volontari che portano il pacco alimentare direttamente nelle abitazioni. Le mense sono uno straordinario luogo di incontro ed è per questo che desideriamo coinvolgere grandi gruppi industriali o le stesse pubbliche amministrazioni perché aprano le loro mense alle persone indigenti. In questo Anno europeo intendiamo valorizzare particolarmente la Giornata nazionale della Colletta alimentare promossa dalla Fondazione Banco Alimentare Onlus – alla quale già partecipano più di centomila volontari e tutti i centri di media e grande distribuzione – che si terrà il 27 novembre e che speriamo possa diventare una ricorrenza ancor più riconosciuta e partecipata dalla comunità nazionale. Ricordo, tra l’altro, del grande successo registrato sabato scorso dalla Giornata nazionale del Banco Farmaceutico che ha visto un incremento dell’8% della raccolta dei farmaci da banco pur in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando: è straordinario vedere come la gratuità del nostro popolo non venga mai meno.

Oltre al cibo, soprattutto le grandi città, sono segnate dal problema dell’alloggio che si manifesta in varie forme, siano esse strutturali o emergenziali. Pensiamo non solo agli homeless ma anche all’immigrato che fatica a superare i pregiudizi per accedere ad un affitto, al padre separato che necessita di un alloggio temporaneo, al nucleo familiare numeroso e non abbiente cui va riconosciuto il diritto ad un’abitazione dignitosamente proporzionata. Il Governo intende sviluppare un ambizioso programma di edilizia sociale attraverso la mobilitazione di ingenti risorse degli enti previdenziali pubblici e privati, interessati a loro volta ad investimenti dalla redditività certa e sostenibile.

Le stazioni ferroviarie sono un termometro significativo del livello del disagio sociale raggiunto nelle nostre città. Ferrovie dello Stato, Caritas e Comune di Roma hanno realizzato presso la stazione Termini un centro polifunzionale con mensa, dormitorio e centro di ascolto dei bisogni più acuti. Sono avanguardie nel disagio più estremo che, in rete con l’ente locale, riescono ad offrire un essenziale conforto. Vogliamo operare per la diffusione di questa buona pratica in tutte le stazioni di media e grande dimensione ove si evidenzia il disagio in modo da realizzare una rete primaria capace non solo di immediate prestazioni ma anche di sensori utili ad interventi più organici degli operatori pubblici e privato sociali.

Dove non c’è lavoro è molto più probabile l’insorgenza e la permanenza di condizioni di povertà. Il lavoro, infatti, è strumento essenziale per esprimere il proprio potenziale e sostenere la propria dignità. Un mercato del lavoro dinamico e inclusivo è dunque essenziale per prevenire lunghi periodi di inattività. Per questo abbiamo introdotto incentivi sperimentali in favore delle agenzie del lavoro che promuovono l’occupazione dei lavoratori svantaggiati. Cosi come vogliamo intensificare il recupero di giovani che abbandonano precocemente il percorso educativo anche attraverso il valore formativo del lavoro nei contratti di apprendistato, la rivalutazione della formazione e dell’istruzione tecnico professionale, attività di orientamento rivolte a far scoprire in molti l’intelligenza che hanno nelle mani. La stessa estensione dei buoni prepagati per lavori occasionali può consentire, anche agli enti locali, il coinvolgimento di anziani pensionati in attività lavorative.  La sottrazione alla inattività dei segmenti più disagiati del mercato del lavoro richiede comunque strumenti duttili perché adattabili alle diverse condizioni di partenza. Deve essere rifiutato ogni strumento che incoraggi quella “trappola della povertà” che si produce ogni qualvolta non si sollecita la responsabilità della persona.

Se la povertà è diffusa tra le persone anziane, non lo è di meno tra i minori. Sappiamo che i figli nati in famiglie povere tendenzialmente rimangono poveri per tutta la vita. La povertà maggiore è non riuscire a diventare ciò che si è ed è per questo motivo che l’educazione è il primo strumento contro di essa. Non è fuori tema pertanto il sostegno a quelle realtà educative che si affiancano alle famiglie in difficoltà. Basti ricordare i tanti dopo scuola che le parrocchie o le associazioni di volontariato offrono ai giovani. Cosi come sono essenziali i  servizi di orientamento stimolati da una ricorrente analisi dei fabbisogni professionali nei diversi territori. Le nuove linee guida proposte a regioni e parti sociali per una intensa ed efficace spesa in formazione nel 2010, potranno rafforzare il fondamentale anello di congiunzione tra la scuola e il lavoro. In collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e le associazioni di volontariato entreremo nelle scuole per promuovere progetti di solidarietà e proporre ai ragazzi una cultura del dono con gesti di solidarietà attiva all’interno delle lezioni curriculari.

Esiste infine una specifica categoria di nuovi poveri che è rappresentata da una parte degli immigrati. Si tratta di persone che vivono in modo ancora più acuto gli stessi bisogni manifestati dagli italiani. La povertà subentra nel momento in cui fallisce il loro percorso di integrazione, fatto troppo spesso di clandestinità e scelte sbagliate proprio per la mancanza di una adeguata rete di supporto e mediazione. E’ solo nell’incontro con persone disponibili ad un’accoglienza franca e responsabilizzante che è possibile per loro intraprendere un percorso fatto parimenti di diritti e di doveri. La fascia più fragile è però rappresentata dai minori stranieri non accompagnati. Anche per essi la risposta migliore si realizza nel segno della sussidiarietà. La collaborazione tra enti locali e famiglie generosamente disponibili all’istituto dell’affido appare essere la soluzione più idonea per percorsi di progressiva e irreversibile inclusione. In questo senso si è definito il recente accordo che ho sottoscritto con l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia per una nuova fase di azioni del programma rivolto ai minori abbandonati».

Info: www.lavoro.gov.it

Fonte: www.vita.it