Riflettori sulle eccedenze alimentari. Dal Politecnico di Milano nuove opportunità per imprese, no-profit, società civile

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L’evento di presentazione della ricerca dedicata alle eccedenze alimentari - pubblicati nel volume “Dare da mangiare agli affamati. Le eccedenze alimentari come opportunità” - si è tenuto in una gremita aula De Donato, presso il Politecnico di Milano l’11 giugno scorso e ha visto la partecipazione di esponenti del mondo accademico, imprenditoriale, politico e istituzionale.
 
La ricerca, innovativa per le metodologie adottate, condotta dai professori Perego, Garrone e Melacini del Politecnico di Milano e Fondazione per la Sussidiarietà con la collaborazione di Nielsen Italia e con il contributo di Nestlé Italia e di Mediafrends – mappa per la prima volta e con rigore scientifico le aree ove si “generano” eccedenze alimentari fornendo una visione di insieme del fenomeno e definendone quantità, tappe, classificazione e indicandone la ricuperabilità a fini sociali.
Sono 6 milioni di tonnellate, pari a un valore di 12,3 miliardi di euro, le eccedenze alimentari in Italia “generate” per oltre il 55% dalla filiera agroalimentare e per il restante nell’ambito del consumo domestico.
 
Le eccedenze alimentari sono una conseguenza inevitabile dei cicli di produzione, trasformazione e distribuzione: la ragione principale sarebbe “il disallineamento tra domanda e offerta e la non conformità del prodotto a standard di mercato ha spiegato Alessandro Perego,  professore ordinario di Logistica e Supply-chain al Politecnico di Milano e curatore della ricerca: Emerge che quasi il 50% delle eccedenze generate nella filiera agroalimentare è recuperabile per l’alimentazione umana con relativa facilità” indicando in circa 3,2 milioni di tonnellate annue quelle definite “ad alta e media fungibilità”, ossia rapidamente e perfettamente recuperabili per il consumo umano. Ma solo il 6% delle eccedenze è recuperato per essere donato alle food banks e agli enti caritativi che lo ridistribuiscono agli indigenti. E quando il surplus ancora buono non viene recuperato diventa spreco. ( www.sussidiarieta.net per accedere alle tavole dell’indagine)
 
 
GLI INTERVENTI
Una visione d’insieme l’hanno fornita i vari interessanti interventi che si sono succeduti nella mattinata moderati da Andrea Giussani presidente di Fondazione Banco Alimentare Onlus. In apertura la testimonianza di Manuela Kron, direttore Corporate affairs del Gruppo Nestlé in Italia, ha confermato che recuperare l’eccedenza grazie alla collaborazione con le food banks oltre ad essere una responsabilità sociale è anche una convenienza economica per l'impresa.
In tempi di crisi come quelli odierni le indicazioni emerse dallo studio dei ricercatori del Politecnico assumono grande rilevanza anche per definire strategie e provvedimenti ad ampio raggio. Il presidente della Regione Lombardia e commissario generale di Expo 2015, Roberto Formigoni, ha colto l’opportunità per annunciare un codice etico contro gli sprechi che sarà indicato nel documento programmatico per l'Expo 2015 contribuendo a divulgare un forte segnale “affinché l’eccedenza non diventi spreco ma risorsa”.
 
Il ministro allo Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, e quello alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, nel corso dei loro interventi hanno sottolineato l’importanza del tema delle eccedenze e del loro recupero a favore  di persone svantaggiate confidando nella capacità di organizzazione e di gestione degli attori profit, no-profit e istituzionali della filiera, incoraggiando a”[...] uscire da una logica meramente assistenzialistica – ha affermato Passera - per passare a una logica più organizzata e sistemica, diffondendo ad esempio pratiche per una migliore gestione delle eccedenze nelle imprese della catena alimentare”.
 
"Ho inserito nel decreto sviluppo, che spero sarà presto approvato, - ha annunciato il ministro Catania un provvedimento che istituirà un fondo nazionale al quale potranno contribuire tutte le imprese della filiera agroalimentare e la società civile. L'idea è che questo fondo possa integrare e supportare le misure europee già previste, considerando il contesto sempre più difficile nel quale si trovano i meno abbienti".
 
Affrontare senza dogmatismi un tema così complesso è importante per il rettore del Politecnico, Giovanni Azzone, che ha ricordato anche che le moderne tecnologie oggi consento l’implementazione di efficienti sistemi per la gestione e la tracciabilità delle derrate e che “puntando sulla collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti - imprese, non profit e istituzioni si realizza una rete positiva sia per il singolo come per il bene comune” e ha concluso “ si tratta di un obiettivo ambizioso, degno a mio avviso di un vero e proprio Progetto Paese”.
 
La ricerca ha permesso di apprendere che molto si può fare ancora per compiere un passo decisivo nel recupero del surplus a vantaggio delle persone indigenti. “Il tutto rendendo consapevoli e responsabili i diversi attori in gioco, agendo a favore di una collaborazione che metta in condivisione dati, informazioni ed esperienza affinché si consegua una completa conoscenza” ha sottolineato il professor Giorgio Vittadini, statistico e presidente della Fondazione per la sussidiarietà. Secondo Vittadini “In un momento di crisi economica, occuparsi in modo scientifico di eccedenze alimentari risponde a tre obiettivi fondamentali: verificare le inefficienze della filiera, recuperare una gran quantità di alimenti per combattere la povertà, educare le persone al valore del cibo in un’epoca di consumismo”. Andrea Giussani, ringraziando tutti gli intervenuti, ha concluso l’incontro evidenziando cheuna ricerca così mirata, che indaga un fenomeno mai esplorato prima con eguali modalità rigorose e che fornisce concreti suggerimenti per azioni future diviene per una food bank dall’esperienza ultraventennale come quella della Rete Banco Alimentare un punto di riferimento, una opportunità importante per proseguire nell’impegno con rinnovata determinazione e fiducia”.
 
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