Sammontana e il Banco Alimentare, quando il superfluo "scalda" il cuore

 

Recenti dati dell’Istat dicono che nell’ultimo anno il 17% degli italiani ha acquistato minori quantitativi di cibo e alimenti di minore qualità. La povertà che si profila nel nostro Paese è quindi di quelle profonde perché ha cominciato a incidere anche sui consumi alimentari. Sulle mense dei poveri arrivano tuttavia anche prodotti “speciali”, come gelati, dolci, panettoni, croissant. A fornirli sono spesso aziende leader come Sammontana, che da anni collabora con organizzazioni come il Banco alimentare che raccolgono prodotti in eccedenza, che altrimenti finirebbero nella spazzatura, e li consegnano alle associazioni caritatevoli che provvedono a distribuirle alle persone in difficoltà. La storia di Sammontana però è davvero particolare. A raccontarcela è Leonardo Bagnoli, amministratore delegato dell’azienda, che in questa intervista esordisce così: “Siamo nati sull’eccedenza del prodotto, pertanto la nostra collaborazione con il Banco è qualcosa di dovuto”. 

In che senso scusi?

La nostra storia inizia negli anni della guerra, in un piccolo paese vicino a Empoli, nel cuore della Toscana, che si chiama Sammontana.

Come la sua azienda.

Proprio così. Come le dicevo il signorotto del paese, tal conte Seduceschi, si accorse che i bambini del posto soffrivano perché non avevano il latte. Così fece arrivare da fuori alcune mucche da latte per sfamarli. Ma dopo aver sfamato quei bambini si accorse che il latte avanzava. Così fece un po’ quello che fa oggi il Banco alimentare.

Cioè?

Non volendo sprecare quel latte prezioso che era in eccedenza pensò bene di aprire un bar latteria-gelateria nel centro della vicina e più popolosa Empoli. Intendiamoci se a Sammontana erano in tre gatti, a Empoli erano in quattro. E il conte chiamò orgogliosamente quel bar con il nome del suo paese: Gelateria Sammontana. Per questo dico che siamo nati sull’eccedenza del prodotto e continuiamo a fare quello che fece il conte Seduceschi.

Da allora quel bar ne ha fatta di strada...

Pochi anni dopo quel bar fu rilevato da mio nonno. Che aveva una famiglia numerosa, aveva tre figlie femmine e tre figli maschi, e faceva il casellante delle ferrovie. A metà degli anni ’40, stufo di alzare e abbassare quella sbarra, decise di cambiare vita. Prese il coraggio a due mani, firmò un bel pacco di cambiali e rilevò il bar Sammontana. Mantenendogli il nome originale; per questo non c’è corrispondenza tra il nome del bar e quello di noi Bagnoli che siamo i proprietari.

Oggi Sammontana è un’azienda leader nel suo settore.

Effettivamente da quei primi anni lo sviluppo è stato notevole. Con mio nonno, ma soprattutto grazie a mio zio Renzo che era il maggiore dei fratelli, l’azienda ricevette una forte spinta alla crescita. Siamo passati da una produzione artigianale a una semi-industriale. Così la famiglia Bagnoli cominciò a cercare altri siti per ampliare la produzione. E nel 1960 fu inaugurato un piccolo capannone alle porte di Empoli che è ancora la nostra sede principale.

 

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Fonte: www.ilsussidiario.net