Sfiorare l'infinito
Il contributo di Valeria, partecipante di BancoLab che ci racconta come ha vissuto questa esperienza
Si può «sfiorare l’infinito»? A quanto pare, sì. Lo si fa congelando, con un click della macchina fotografica, lo scorrere del tempo, oppure imprimendo su carta parole come testimonianza indelebile di ciò che accade, o ancora registrando in modo permanente degli attimi di vita tramite un video.
Entrata solamente da qualche giorno a fare parte di Banco Alimentare della Sicilia grazie al servizio civile, ho già avuto modo di conoscere queste tre dimensioni dove poter “sfiorare quell’infinito” il 30 maggio scorso, quando io e altri 10 ragazzi appassionati di comunicazione abbiamo trascorso una giornata interamente dedicata a un laboratorio dal nome “BancoLab” dove poter conoscere meglio come poter costruire una Comunicazione di valore attraversando il mondo della Comunicazione sociale.
BancoLab, per me, è stato scoprire nuove vedute, crescita, arricchimento, riflessione, creatività. Ecco perché da questa bellissima esperienza mi porto dentro tante cose, tutte riconducibili ad un filo comune: quello di riuscire, senza forzare le parole o le azioni, a dare il via ad una catena di pensieri e iniziative che da soli non significherebbero nulla, ma che se messi insieme formano un pezzo di vita unico. Così come ammassi di fotogrammi, di pixel o di lettere nel giusto ordine sono in grado di formare un video emozionante, una foto particolare, una frase originale.
È un po’ come il tasto Caps Lock che premiamo ogni giorno sulla tastiera del nostro computer o cellulare. Non serve, infatti, che “teniamo premuto”, ma basta un solo tocco, un input delicato ma deciso affinché tutte le lettere possano spiccare, come ad illuminarsi, e ad affiancarsi l’un l’altra creando insieme una nuova realtà, una storia, un racconto speciale.
Quel giorno, per me, quei tasti caps lock sono stati cinque. Gli speaker di BancoLab: Caterina Moser, responsabile comunicazione della Fondazione Antonio Megalizzi; Nuccio Condorelli, fotografo e giornalista; Francesco Cavallaro, content creator e tiktoker; Giuseppe Russo, articolista; Roberto Inguanti, volontario di Banco Alimentare della Sicilia.
Ognuno di loro ci ha insegnato qualcosa e ci ha spinto a guardare e a parlare della realtà con coraggio, innovazione e sensibilità. Ho imparato che con la fotografia posso raccontare il senso di un attimo che sta a metà tra passato e presente, diventando così infinito; che il video può rivelarsi uno strumento preziosissimo per catturare l’essenza delle persone e della realtà; che la scrittura contiene il potere delle parole che, se usate nel modo giusto, possono aprire le porte a una nuova verità che aspettava solo di essere raccontata. Roberto Inguanti, ci ha fornito la sua testimonianza su cosa significasse per lui essere volontario di Banco Alimentare della Sicilia, divenendo l’esempio concreto di catena delle buone pratiche: da quell’unica decisione presa vent’anni fa di diventare volontario, sono state generate migliaia di azioni buone durate anni. Non è un caso se il simbolo del tasto caps lock si può trovare come un lucchetto o come una freccia che punta in alto: una volta “premuto” dentro di noi quel potenziale si darà vita a qualcosa di grande che, protratto nel tempo, lascerà la sua impronta nel mondo che sarà conservata per sempre.
Ecco, io spero che ciascuno di noi, da BancoLab, abbia imparato quello che ho imparato io: conservare sempre quella parte creativa di sé stessi, per poi donare al mondo il proprio modo di raccontare una storia, di svelare un pezzo di realtà, e di essere sempre quel “maiuscolo” che sa di essere (e di costruire), nella propria unicità, qualcosa di grande.