Siticibo on the road: l’intervista ad Angela Caico, Gruppo Rocchetta!
«Avere una visione aziendale che sia prima di tutto etica, non è più una scelta, ma una questione di responsabilità collettiva»
42508,01 kg di cibo salvato dallo spreco, nei primi mesi del 2024 in Sicilia, che è stato donato alle persone in difficoltà. Questa la fotografia che emerge dal lavoro intenso che abbiamo costruito insieme al Gruppo Rocchetta, protagonisti del programma Siticibo. Una storia semplice, ma che racchiude tutto il senso del progetto: evitare che il cibo, non più commercializzabile per diverse ragioni, arrivi al cuore delle persone che stanno vivendo un periodo di difficoltà.
Il Gruppo Rocchetta, dicevamo, è tra le aziende partner del programma Siticibo con Banco Alimentare della Sicilia. Una partnership che comincia un anno fa e che ben si lega alla logica di co-progettazione e di condivisione tra terzo settore e aziende. Cosa vuol dire per un’azienda essere partner del programma Siticibo? Lo abbiamo chiesto a Angela Caico, Ufficio legale ed amministrativo della Rocchetta srl.
Ecco l’intervista che s’inserisce all’interno della nostra campagna “Siticibo on the road”, una staffetta di contenuti per valorizzare i tanti sguardi – aziende, imprenditori, persone, volontari e operatori – che contribuiscono a diffondere il cuore del programma!
Perché la scelta di partecipare al programma Siticibo?
«Il Gruppo Rocchetta ha, da tempo, compiuto una scelta di campo: costruire azioni che siano sostenibili, che mettano al centro l’economia circolare e il benessere dell’ambiente e della società. Aderire al programma Siticibo è stato per noi un passaggio quasi naturale, un passo in più da compiere verso quello che riteniamo sia una questione di responsabilità sociale: avere a cuore il benessere del nostro Pianeta e - soprattutto - fare azioni concrete per aiutare le persone che vivono in difficoltà».
Quali sono i vantaggi economici per un’azienda che sceglie di aderire al programma Siticibo?
«Con la legge Antispreco, meglio nota come legge Gadda, le aziende hanno l’opportunità di non effettuare il pagamento dell’Iva per i beni donati. Al contempo, la legge prevede che i Comuni possano applicare un coefficiente di riduzione della tariffa sui rifiuti, direttamente proporzionale ai beni donati per eccedenza. Questo punto, apre certamente una parentesi significativa, perché purtroppo ancora oggi molte amministrazioni comunali conoscono poco questa normativa. Inoltre, non tutti i Comuni sono sensibili al tema; da parte nostra stiamo provando a diffondere sempre di più la cultura dell’Antispreco, dialogando anche con il pubblico affinché il tema diventi davvero un terreno comune su cui costruire sostenibilità in senso ampio. Un altro punto fondamentale, che rientra sempre nel principio di economia circolare, è che le risorse che avremmo impiegato per smaltire i rifiuti, oggi ci permettono di formare, per esempio, le risorse umane. Anche se non direttamente, tutto ciò garantisce un maggiore impatto sociale, perché significa più professionalità e maggiore apertura e dialogo in programmi dedicati alla sostenibilità, come quello Sitcibo».
Come avete preparato i vostri collaboratori a sposare il programma?
«Lo abbiamo raccontato nella sua essenza: mostrando i vantaggi economici e sociali. Abbiamo presentato il programma, raccontando prima di tutto cos’è Banco Alimentare e perché opera sul territorio, abbiamo messo alla luce le difficoltà che ogni giorno le persone vivono non avendo cibo a tavola. Sapere che un nostro prodotto può donare un po’ di speranza è certamente un grande privilegio per noi. Ci dà la spinta per continuare a dedicare cura e attenzione al progetto».
Se dovesse spiegare in maniera sintetica perché un’azienda deve scegliere di partecipare al programma, cosa direbbe?
«Perché avere una visione aziendale che sia prima di tutto etica, non è più una scelta, ma una questione di responsabilità collettiva; perché costruire impatto sociale e ambientale è un dovere di tutti, di tutte le forze in campo che posso agire il cambiamento e direzionare il futuro».