Dalla paura una novità?
Quando all’inizio dell’anno per il primo numero di “Poche parole” scrivevo: “…..la parola chiave che ci siamo dati per il nuovo anno è “consolidare”, e credo non ci sia modo più efficace di realizzarla se non analizzare, approfondire, giudicare ogni occasione che ci sarà data e ogni modalità di lavoro fin qui vissuta con l’attenzione allo scopo ultimo, liberi perciò da abitudini e schemi nati dalla consuetudine, disposti a cambiare modo di affrontare le cose, mettendoci tutti e ciascuno “in gioco” in ogni occasione, consapevoli che nulla cambierà magicamente, né per me, né per noi né tantomeno per la nostra società, senza il nostro personale “esserci”… non potevo certo immaginare che saremmo stati sfidati dalla realtà fino a questo punto.
Questa eccezionalità ci costringe davvero a rivedere schemi e abitudini, a cambiare il modo di affrontare il lavoro e anche di rapportarci fra noi. Ci spinge a rimetterci in gioco ogni giorno, costretti dalle circostanze a stare a nuove regole, nuovi parametri; ci impone nuove modalità di lavoro in cui la nostra responsabilità è sollecitata.
L’eccezionalità della sfida, ancora una volta, può trasformarsi in una grandissima opportunità di affondo della nostra mission, delle ragioni per cui ci impegniamo ogni giorno, del significato del nostro vivere. A poche ore dall’entrata in vigore dei forti nuovi provvedimenti restrittivi emanati dalle autorità, è grande la possibilità di sentirci se non smarriti almeno confusi e incerti per qualcosa di nuovo che ci tocca così profondamente.
Non possiamo avere tutte le risposte e anche la tentazione di mettere a punto programmi a tavolino che in qualche modo ci rassicurino dandoci l’illusione di poter comunque padroneggiare gli eventi sarebbe di giorno in giorno resa vana dal mutare repentino della realtà.
Certo dovremo tutti vigilare per l’osservanza scrupolosa delle norme igienico/sanitarie, innanzitutto per il rispetto e l’attenzione alla persona di tutti. Il bene della salute viene prima e rende possibile tutto il resto. Ma non dobbiamo neanche essere preda di paure paralizzanti: sappiamo che tantissimi hanno bisogno di noi, almeno in parte, per mangiare. E non sottovalutiamo la componente di punto di riferimento che siamo per le Strutture Caritative che in noi hanno trovato da sempre un partner pronto ad aiutarle. Ripeto, tutto nel faticoso equilibrio di “interessi”, diritto alla salute e diritto al cibo, che la situazione ci impone.
Non sappiamo bene cosa aspettarci nel medio periodo: i più esperti commentatori brancolano nel buio incapaci di “profezie”. Figuriamoci io….! Certamente però è difficile immaginare che le difficoltà economiche che questa situazione sta creando non abbiano un impatto sulla vita delle persone o che le statistiche ci possano restituire numeri della povertà in miglioramento rispetto allo scorso anno.
Non sappiamo come si comporteranno i nostri partner donatori di alimenti: potrebbero anche incrementarsi nel breve e medio periodo prima che riescano ad adeguare la produzione alle non improbabili mutate richieste.
Non sappiamo quanto peserà l’attuale situazione sulla nostra sostenibilità economica, quanto sarà più facile oppure, come temo, sperando di sbagliarmi clamorosamente, più difficile la nostra azione di raccolta fondi.
Quello che sappiamo è che occorrerà farci trovare pronti, non tanto e non solo con programmi di intervento studiati a tavolino, ma con la mente e il cuore aperti e resi ancora più disponibili e liberi dalla attuale contingenza.
Sono assolutamente certo che questo periodo, queste difficoltà possono rappresentare una formidabile opportunità di crescita, professionale e umana, per ciascuno di noi e per tutte le nostre realtà; forse saremo costretti anche ad immaginare in qualche misura un nuovo modo di fare Banco Alimentare, nuovo perché più adeguato alle circostanze e perché più centrato, più fondato sulla consapevolezza della propria origine al di là delle forme.
La prima e vera strategia allora non potrà che essere… “esserci”, come ricordato all’inizio, e soprattutto “esserci con, esserci insieme”, Presidenti, Direttivi, Direttori, Dipendenti e soprattutto Volontari senza i quali molto poco si potrebbe fare!
Grazie! Grazie di cuore a tutti per quanto in queste giornate, ciascuno nel suo ambito, ciascuno secondo le proprie disponibilità e responsabilità sta dando all’Opera del Banco Alimentare. Senza questa dedizione, testimonianza forte di “quell’esserci”, non solo il Banco Alimentare perderebbe il suo senso ma la nostra società tutta resterebbe impoverita.
Buon lavoro a tutti!
Giovanni