Desidero cambiare me stesso
Buona sera Professor Barbieri,
spero di non disturbare; questa sarebbe una mia breve riflessione riguardo al banco alimentare e non solo.. La avevo scritta un po' di tempo fa.
Le auguro una buona serata.
"Ieri ero intelligente, ecco perché volevo cambiare il mondo. Oggi sono saggio, ecco perché desidero cambiare me stesso." - Sri Chimnoy
Siamo dei miseri viandanti, solitari aggiungerei, smarriti fra i meandri dell’esistenza.
Miliardi d’individui abitarono questo pianeta prima di noi e Dio solo sa quanti saranno i suoi ospiti futuri. Ciascun essere umano, pur essendo cosciente della sua minorità e della sua mortalità, si comporta come se fosse imperituro e immortale, come se dovesse governare il mondo! Cerca di lasciare dei segni della sua esistenza, delle tracce riguardo al suo transito; ma di lui non resta nulla, se non qualche idea che ha cercato di rendere eterna, scegliendo di nasconderla, come un tesoro, sotto terra, sperando che forse un giorno qualcun altro la rinvenga e la riproponga in chiave diversa più moderna in base alle richieste di quella determinata era. Non siamo altro se non un mucchio di ricordi e allora come possiamo pretendere di cambiare il mondo? A volte è difficile persino cambiare se stessi; difficile sì, ma non impossibile. È un folle colui che pensa di aver trovato la soluzione per eliminare la fame nel mondo, le guerre, la miseria; questi sono dei mali necessari con cui dobbiamo convivere e che dobbiamo accettare come tali, così come approviamo gli enigmi dell’esistenza.
Abbiamo un’indole squallidamente superba, che ci conduce a vedere il male sempre al di fuori: "la società è sbagliata, le istituzioni lo sono tutti gli altri non agiscono correttamente" è questo ciò a cui noi pensiamo, sempre; è semplice incolpare gli altri, è un atto elementare, di una banalità assoluta, ma cosa sarebbe se invece il tassello fuori posto qui sono io? Ebbene la situazione si trasforma; non sono più loro a dover mutare, bensì io; IO! Cambiare se stessi, modo di pensare, di intendere può essere 100 volte più complesso rispetto al tentativo di cambiare il mondo, ma se il risultato è positivo sarà 1000 volte più appagante.
Spero che perdoniate e che accettiate la mia lunga digressione, che, priva di senso non è (perlomeno non completamente!).
L’esperienza del banco alimentare è un tentativo di cambiare se stessi; è un momento in cui mettiamo da parte la nostra quotidianità, i nostri interessi personali, i nostri impegni giornalieri e decidiamo di estrapolare un breve arco di tempo per dedicarlo agli Altri, (persone sconosciute che mai abbiamo incontrato e con cui mai scambieremo una parola) e scopriamo in noi stessi una duplicità, un nuovo individuo che non avremmo mai creduto esistesse. Osserviamo il mondo con occhi diversi, più bonari e ci rendiamo conto del nostro vantaggio della fortuna che abbiamo a essere nati in una certa epoca, all’interno di una certa famiglia, sotto un certo nome. Tante sono le persone povere e bisognose al mondo e il nostro compito è –come suggerisce anche Papa Francesco- cercar di ‘‘fare di tutto per tutelare la condizione e la dignità della persona umana.’’ Di certo il banco alimentare non è nulla se non una microscopica goccia precipitata nell’immensità dell’oceano e inglobata a quell’infinità. Tanti sono gli atti che ciascuno di noi potrebbe svolgere giornalmente, azioni di umiltà, rispetto e umanità nei confronti di coloro che hanno maggior bisogno di una mano.
Ebbene se desideriamo davvero produrre delle alterazioni, dei mutamenti efficaci all’interno di questa società, o ancor prima, se desideriamo trasformare noi stessi:
Maria Francesca