Il volontariato da giovani: riaccendere una fiamma già viva

La storia di Rosario

Riaccendere una fiamma già accesa: è questa la magia del volontariato, un mondo in cui non si smette mai di esplorare e di esplorarsi, di scoprire e di scoprirsi. E questo è quello che ha vissuto Rosario, referente Caritas e giovane volontario della Chiesa San Francesco d’Assisi di Giarre, nostra organizzazione partner.

«Ho sempre fatto cose “ordinarie” in chiesa – dice Rosario, mentre inizia a raccontarci la sua storia da volontario – ma ecco che dall’ordinario, un giorno di 4 anni fa, è arrivato lo straordinario». Siamo in pieno periodo Covid e Banco Alimentare non si è mai fermato durante la pandemia. «La referente della Caritas della chiesa mi chiede: “Rosario, sta per arrivare il furgoncino di Banco Alimentare… Che dici, mi dai una mano?” E da lì, mi sono stupito di quanto aiutare a scaricare un semplice camion potesse essere qualcosa di così straordinario; ho chiesto informazioni su cosa servisse… E sono venuto a conoscenza della realtà di Banco Alimentare».

Quel furgoncino, per lui, è stato la testimonianza di un modo partecipato e attivo di fare del bene, di essere d’aiuto, di entrare nel cuore delle persone con una storia difficile. È stato l’input per una nuova riflessione. «Ho sempre aiutato in chiesa – approfondisce Rosario – ma prima di entrare nella realtà di Banco Alimentare non sentivo di aiutare le persone come volevo io. È come se mi si fosse acceso qualcosa, come se si fosse accesa di nuovo una fiamma già viva».

C’è, però, qualcosa di più che può essere fatto per aiutare chi è in difficoltà, secondo Rosario. Per contrastare insieme lo spreco alimentare e la povertà, si potrebbe pensare di «creare una rete più ampia con tutte le altre Caritas dell’hinterland: questo ci aiuterebbe a collaborare meglio, a far confluire meglio il lavoro. Riunendo referenti e volontari, possiamo confrontarci insieme con Banco Alimentare, tutti attivi verso l’obiettivo di contrasto alla povertà».

Umanamente parlando, però, «quello che oggi manca – spiega Rosario – è l’ascolto, è comprendere che c’è una doppia fame da sfamare: una fisica e una emotiva. Così come un pacco di pasta, secondo me, può sfamare anche un “come stai?”. Banco Alimentare è un po’ la “punta del diamante”, perché da lì parte tutto; ma deve esserci poi un altro anello a completare questa catena del bene: il contatto umano. Quando arrivo in struttura dopo essere stato al magazzino di Banco Alimentare, prima di distribuire il cibo alle famiglie, cerco sempre un contatto umano con loro: chiedo come stanno, e parliamo insieme».

Dietro ogni persona aiutata c’è una persona che va ascoltata. Forse, se le generazioni d’oggi riuscissero ad ampliare di più il loro sguardo su questo, ci sarebbe più coinvolgimento giovanile nel mondo del volontariato. «Secondo me – conclude Rosario – quello che oggi manca tra i giovani affinché si avvicinino all’attività di volontariato è il voler provare. Se qualcuno provasse a vivere un giorno l’attività della Caritas o di Banco Alimentare, se qualcuno vedesse, in quei momenti, la persona col pacco di pasta in mano che ti sorride e ti ringrazia… Quel sorriso ti potrebbe cambiare la vita. Se non hai mai fatto volontariato ma dai del cibo alla mamma di 4 figli, e la vedi felice, ecco che tu sarai ancora più felice. È come se ti venisse restituita quella felicità che tu provi a dare a chi è in difficoltà: loro danno a te molto più di quanto tu dai a loro. Fare volontariato ti dà gioia, ti rende felice, ti rende umano».

C’è una sensibilità preziosa nelle parole di Rosario. Fare volontariato ti rende umano, perché ti permette di respirare un’altra storia oltre alla tua: quella di persone che soffrono, che vivono momenti difficili, che si ritrovano in situazioni complesse. E questo è un promemoria da ricordare, da custodire e da tramandare, soprattutto alle generazioni più giovani.

 

#Grazie Rosario!