Legge “antispreco”: primo anno, obiettivo centrato?

E’ giunta al traguardo del suo primo compleanno la Legge 166/16 - “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi” - Divenuta operativa lo scorso 14 settembre 2016 è l’oggetto di alcune riflessioni che l’on. Maria Chiara Gadda (a destra nella foto) – prima firmataria della Legge e sua instancabile promotrice – affida a Giuliana Malaguti, responsabile Area Approvvigionamenti di Fondazione Banco Alimentare.

On. Gadda quali sono i risultati più positivi che la Legge sta producendo? In cosa ritiene che l'applicazione della Legge abbia realmente semplificato le donazioni per chi opera nel campo alimentare?


La legge 166/2016 è un cantiere aperto, una tappa di un percorso avviato dal nostro Paese sin dagli anni ’90. Lo scorso 16 maggio il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione allo scopo di indirizzare le politiche degli Stati membri per ridurre lo spreco alimentare, riconoscendo l’innovazione introdotta dalla legislazione italiana che ha anticipato le misure più significative indicate dal Parlamento europeo come la semplificazione burocratica e fiscale, la definizione di spreco ed eccedenza e la distinzione tra data di scadenza e termine minimo di conservazione, essenziale per recuperare generi alimentari non più commercializzabili ma perfettamente edibili.

Ci sono esempi concreti che testimoniano come questa Legge abbia favorito le donazioni di cibo?

Il recupero e la donazione delle eccedenze per solidarietà sociale non sono una novità per il nostro Paese, molte associazioni sono impegnate su questo fronte da decenni. La legge ha consentito di definire un quadro di regole omogeneo, di mettere a sistema le esperienze migliori, e sperimentare frontiere fino ad ora inesplorate, dal punto di vista della tipologia di prodotti recuperati – cibi a lunga conservazione, freschi, freschissimi, le pietanze cotte – così come nuove progettualità: il recupero dei prodotti sequestrati, come è successo a Mazara del Vallo con il pescato, la prima donazione al mondo da navi da crociera, il recupero dal settore del banqueting, l’introduzione da parte di un numero sempre maggiore di comuni di uno sconto sulla tariffa rifiuti. Questi esempi dimostrano che è davvero possibile recuperare ogni tipo di eccedenza, purché siano rispettate la tracciabilità e le corrette prassi igienico-sanitarie.

Quali sono i risultati inaspettati derivati dalla sua entrata in vigore?

La donazione è entrata a pieno titolo all’interno delle politiche aziendali, nei bilanci sociali. Si tratta di una grande assunzione di responsabilità, ed è importante che le imprese diano visibilità a questi progetti. La sinergia tra attori è fondamentale così come implementare reti efficienti e strutturate del recupero, la professionalità degli enti caritativi è essenziale per garantire la donazione e la dignità del fruitore finale.      

Ci sono elementi che in particolare desidera sottolineare di questi primi 12 mesi?


Il metodo. Il testo approvato è infatti frutto di un intenso lavoro che ha visto la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti: le imprese dell’intera filiera agroalimentare, gli ordini professionali, le associazioni del terzo settore, gli enti locali e le Istituzioni. Siamo nella fase più complessa, che è quella della conoscenza, della sperimentazione e della applicazione della norma sul territorio e nelle politiche locali. In questo senso, il tavolo di coordinamento istituito presso il Mipaaf è il luogo ideale per monitorare e individuare ulteriori elementi di innovazione da apportare alla norma.

La legge mette al centro il principio del "dono", da dove nasce tale intuizione?

Per molti anni abbiamo pensato che la povertà fosse distante da noi, invece purtroppo caratterizza il paesaggio delle nostre città e delle periferie. Il dono è un modo virtuoso per rispondere a un bisogno sociale, a cui non possono e non devono rispondere solo le Istituzioni. Le imprese hanno una responsabilità sociale nei confronti della collettività.

Quali sono i fronti tematici ed operativi che la Legge ha aperto e che hanno rivelato un potenziale ancora da sfruttare?

Stiamo lavorando per ampliare l’ambito di applicazione della norma ad altri beni, quali ad esempio i prodotti per l’igiene della persona o i prodotti scolastici. Un altro tema importante è quello della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli: non sempre infatti è possibile la distribuzione immediata di grandi quantità di beni altamente deperibili, sarebbe quindi opportuno rendere possibile anche la trasformazione esentandola dall’imposta sul valore aggiunto.

Guardando avanti, in quanto promotrice della Legge 166, che augurio desidera fare alla Legge?

L’augurio è che la legge possa diventare un modello di riferimento per l’intera collettività e un esempio virtuoso per lo sviluppo di una società consapevole e solidale in grado di affrontare le sfide sempre più complesse che il futuro ci riserverà.

Per saperne di più