L’onore di “mettermi in gioco”
L’esperienza vissuta sabato è stata unica, pura, indimenticabile. E’ stata la prima volta in cui ho partecipato al Banco Alimentare e la prima volta in cui ho avuto l’onore di “mettermi in gioco”, di offrire un minuscolo contributo all’immensa società circostante. Per la prima volta nella mia vita ho realmente compreso cosa significa essere disponibile e penso di esserlo stata, nel mio piccolo. In quel breve arco di tempo in cui mi sono resa utile ho pensato a tutta quella gente che ha bisogno di una mano, che aspetta pazientemente e che accoglie qualsiasi forma di aiuto. Ho sperato che quei prodotti così semplici, ma carichi di un valore affettivo immenso offrissero, una volta giunti ai veri destinatari, un sorriso ed un motivo in più per amare la propria vita. Posso affermare di aver conosciuto una piccola “parte di mondo” fino ad allora sconosciuta o poco considerata. Sabato, mentre stavamo raccogliendo i vari prodotti, venne da me e dalla mia compagna di gruppo una signora. Essa ci chiese il motivo per il quale stavamo facendo la colletta alimentare ed a chi era destinata; noi rispondemmo che i vari prodotti venivano inviati alle persone bisognose ed in modo particolare alla gente povera. Quella signora rispose: “Anche io sono povera, ma a me nessuno procura il cibo o mi offre da mangiare, devo cavarmela da sola.” L’incontro con questa signora misteriosa mi ha fatto comprendere quanta gente ha bisogno di aiuto e quanto siano poche le persone disposte ad offrire un piccolo contributo. Quest’esperienza mi ha fatto desiderare di non lasciare che questo richiamo si disperdesse senza essere percepito, senza inviare un segno di risposta. So che ora è il mio turno, devo intervenire e, come disse Madre Teresa di Calcutta: Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient’altro. E’ Lui che pensa. E’ Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata.
Francesca