Parola ad Alberto Di Marco...
A seguito della donazione di 100 bancali di pinsa romana da parte dell'azienda Di Marco, abbiamo avuto la grande opportunità di intervistare Alberto Di Marco.
Banco Alimentare: Buongiorno Alberto! Cominciamo parlando dell'azienda... ce la potrebbe presentare? Siamo curiosi di conoscerne la mission ed i valori aziendali.
Alberto: Buongiorno, certamente! La nostra famiglia, la famiglia Di Marco, lavora nel mondo della panificazione da tre generazioni ed è presente sul mercato della farina per pizza ormai da quasi mezzo secolo con il brand Pizzasnella. Nel 2001 il fondatore dell’azienda, Corrado Di Marco, crea la farina per Pinsa Romana - la prima e l’originale - nata dalla ricerca scientifica sulle farine con l’obiettivo di creare un prodotto leggero e digeribile, complementare alle varie pizze tonde, in pala e in teglia. Nasce l’Originale Pinsa Romana: un esclusivo mix di farine di frumento, soia e riso con pasta acida, 72 ore di lievitazione, altissima idratazione e stesura rigorosamente a mano. Si tratta di un prodotto artigianale con caratteristiche organolettiche e di consistenza molto apprezzate dai consumatori.
Banco Alimentare: Ci può dire qualcosa su di lei?
Alberto: Mio papà Corrado Di Marco fa crescere l’azienda di famiglia coinvolgendo i tre figli, io e i miei due fratelli, che nel frattempo siamo cresciuti e ci siamo formati secondo le rispettive attitudini. Io, Alberto, studio marketing e mi occupo di tutti gli aspetti di sviluppo commerciale dell’azienda. Oltre a vendere le farine per pizza e per pinsa decido di realizzare internamente le basi pronte per pinsa, approcciando nuovi mercati rispetto a quello delle pinserie arrivando anche in GDO con Nuvola, la base pronta da condire e subito pronta in pochi minuti nel forno di casa.
Banco Alimentare: Quali i motivi per cui un prodotto artigianale, di qualità, come le vostre pinse romane, viene scartato dal mercato?
Alberto: L’azienda Di Marco negli ultimi 2 anni si è strutturata per rispondere alla grande richiesta di basi pronte di pinsa che, per la particolare consistenza alveolata e idratata, possono essere stese solamente a mano, dai maestri pinsaioli. Nella produzione quotidiana - che riguarda diverse migliaia di pezzi - può capitare che alcune pinse, a fine lavorazione, prendano una forma imperfetta e non commercializzabile. Si tratta solo di una questione “estetica” che però i sistemi di controllo ottico della linea di produzione riconoscono come difettosa e le scartano. Sono pinse buonissime, con le medesime caratteristiche di profumo, sapore e consistenza di quelle “belle” e che non ci sentivamo proprio di mandare a smaltimento. Banco Alimentare ci ha aiutato a dare valore al prodotto portandolo sulle tavole delle mense di carità, consentendoci in questo modo di evitare un inutile spreco e di fornire un prodotto di alta qualità anche alle persone più fragili.
Banco Alimentare: Quale immaginate possa essere il beneficio nel ricevere – da parte di persone che in Italia stanno affrontando momenti di incertezza – un prodotto come il vostro?
Alberto: La Pinsa Romana Originale è un prodotto molto versatile. Può ospitare qualsiasi condimento dolce o salato e può valorizzare gli ingredienti della produzione regionale adattandosi a tutti i gusti, anche nel rispetto di chi segue una dieta vegetariana o vegana. Condita con un filo d’olio Evo diventa una gustosa focaccia o un’alternativa al cestino del pane per accompagnare i pasti. La sua straordinaria leggerezza, che ne ha decretato il successo sul mercato, entra quindi anche nelle mense di carità come un piccolo ma significativo elemento di fiducia nel futuro, sia per la grande bontà portata in tavola sia per il messaggio etico positivo veicolato dal produttore che sceglie di donare Pinse buonissime a chi si trova ad affrontare un momento di difficoltà.
Banco Alimentare: Quali sono il vostro impegno e il vostro contributo per far fronte al problema dello spreco alimentare in Italia?
Alberto: Nella routine produttiva della nostra dimensione artigianale alcune Pinse lavorate e abbattute per essere confezionate non rispondono ai requisiti estetici per la commercializzazione: una forma troppo allungata o troppo irregolare per le linee di confezionamento viene automaticamente scartata. Il risultato è che ci troviamo con eccedenze di pinse buonissime destinate a non svolgere la loro funzione di nutrimento: uno spreco alimentare che eticamente è molto lontano dal nostro approccio appassionato alla cultura della panificazione e del buon cibo.
Banco Alimentare: Quali i motivi che stanno dietro alla scelta di donare le eccedenze ed essere al fianco di Banco Alimentare? Perché proprio la nostra realtà? Quali i valori che ci legano (Banco Alimentare e Di Marco).
Alberto: Per un’impresa contenere i costi è fondamentale e smaltire rappresenta sempre un costo. In questo caso però a prevalere è proprio il concetto che smaltire cibo buonissimo mentre troppe persone hanno problemi di sussistenza è umanamente insostenibile. Non potevamo voltarci dall’altra parte e, quindi, abbiamo fatto una piccola ricerca per individuare il partner ideale per aiutarci a valorizzare le nostre pinse. Abbiamo ritenuto idoneo Banco Alimentare per la capillarità della sua azione e per la capacità di gestire anche grandi quantitativi portando in tavola cibo e fiducia nel futuro.
Banco Alimentare: Quanto e come incidono sull’ambiente le vostre decisioni?
Alberto: Per la nostra prima donazione abbiamo preparato 100 bancali di prodotto per circa 84mila pinse che sono state distribuite alle mense caritatevoli. Quantificare la CO2 che avremmo prodotto in fase di smaltimento non è facile ma, soprattutto, bisogna calcolare anche il consumo energetico in fase di produzione: sarebbe inevitabilmente divenuto uno spreco se le pinse non avessero svolto la funzione per cui sono state prodotte.
Banco Alimentare: In prospettiva futura, cosa suggerireste di poter fare insieme? Guardando agli obiettivi di sviluppo sostenibile, quali aree di azione ed opportunità potrebbero aprirsi dalla collaborazione di aziende del vostro settore con realtà come quella di Banco Alimentare?
Alberto: Da un’analisi di questa prima donazione costruiremo certamente future collaborazioni per fare in modo che lo spreco alimentare, paradosso del nostro tempo che vede un terzo del cibo prodotto inesorabilmente sprecato, possa trasformarsi in risorsa per nutrire le persone che ne hanno bisogno. Recenti studi dimostrano che l’attuale spreco alimentare è di molto superiore al fabbisogno di chi non ha sufficiente accesso al cibo e vive in grave difficoltà di approvvigionamento di generi di sussistenza…