Prezzi, benzina e luce pesano sui più poveri!
Secondo i dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), l’inflazione colpisce di più le famiglie povere che non quelle ricche.
Infatti, dopo aver suddiviso in 5 gruppi omogenei le famiglie italiane in base al loro livello di spesa mensile (dal gruppo 1 con spesa mensile più bassa – i più sfortunati – al gruppo 5 con spesa mensile più alta – i più fortunati), l’ISTAT ha potuto vedere come nel 2018 le famiglie povere abbiano dovuto sobbarcarsi un’inflazione aumentata dell’1,5%, mentre quelle benestanti “solo” dell’1,1%.
Per non parlare dell’ultimo trimestre del 2018, che è stato ancora più tragico: un aumento dell’1,8% per il gruppo più sfortunato contro un aumento dell’1,3% per quello più ricco!
Perché tutto questo? L’ISTAT non ha dubbi: il paradosso è dovuto all’accelerazione dei prezzi di energia e alimentari. Chi è più povero, per forza di cose, riserva la maggior parte dei propri soldi per pagare bollette e benzina e per comprare da mangiare, spendendo il 14,5% delle proprie entrate per l’energia e il 17% per il cibo – contro rispettivamente il 6,6% e l’8,1% spesi dalle famiglie abbienti.
Ad aggravare la situazione ci sono tutte quelle tasse sull’energia che poveri e ricchi pagano allo stesso modo. Così, per esempio, gli oneri generali di sistema pesano sul costo della bolletta elettrica per ben il 20%. O ancora: le accise sulla benzina e sul gasolio arrivano al 40/45% del prezzo totale.
Una soluzione più equa e non a quota fissa? Si potrebbe pensare di far rientrare tutte queste tasse nella cosiddetta “fiscalità generale”. In tal modo, tutte le famiglie pagherebbero secondo la propria aliquota Irpef.