Recuperare cibo o recuperare consensi?
Ecco perché Banco Alimentare sostiene l’approvazione della proposta di legge Gadda
Lo scorso 3 febbraio 2016 il Senato francese ha approvato all’unanimità la Proposta di legge sulla lotta allo spreco alimentare presentata dall’on. Bruno Le Roux insieme ad altri 300 colleghi. La nuova legge prevede una gerarchia di azioni da mettere in campo per evitare lo spreco alimentare: prevenzione, recupero per il consumo umano, per l’alimentazione animale, utilizzo a fini energetici. Inoltre, tale norma impedirà alla Grande Distribuzione Organizzata di gettare o rendere non più consumabili gli alimenti invenduti. Infine, la futura legge chiederà a tutti i commerci al dettaglio la cui superficie sia superiore ai 400mq di proporre un accordo di donazione dei prodotti alimentari invenduti a una o più associazioni a titolo gratuito.
Fino a poco tempo fa i consigli più accreditati per prevenire lo spreco alimentare erano “ridurre la produzione” o “fare una spesa intelligente”. Oggi invece, alcuni deputati inglesi, ma anche belgi e italiani, propongono di seguire anche nei nostri paesi l’esempio dei cugini d’Oltralpe obbligando i supermercati a donare i prodotti alimentari invenduti alle associazioni caritative. Anche se imporre di donare è un ossimoro (anche il Consiglio Costituzionale francese ha stabilito che una precedente versione della legge dovesse essere bocciata perché anticostituzionale!), oggi quest’imposizione viene universalmente presentata come la grande soluzione al problema dello spreco alimentare. Colpisce come la fantasia politica si sbizzarrisca e diventi sempre più creativa nel trovare soluzioni radicali. Allo stesso tempo colpisce come la politica spesso possa essere cieca e non riconoscere i risultati che da decenni si stanno ottenendo grazie alla collaborazione tra la filiera alimentare (agricoltura, trasformazione, distribuzione e ristorazione collettiva) e le organizzazioni caritative. Ogni anno sono ormai decine di migliaia le tonnellate di eccedenze alimentari che vengono recuperate dalla sola distribuzione e donate alle organizzazioni caritative. Ogni anno si sviluppano idee innovative, crescono iniziative, e nascono start up senza la necessità di obbligare. Tutti concordano nel constatare che l’obbligo porterebbe gravissimi problemi alle organizzazioni caritative perché non sarebbero i grado di gestire le quantità che industria e distribuzione sarebbero obbligate a donare (solo in Italia si stimano 1.000.000 di tonnellate all’anno). Questa è la posizione realistica di tutti quelli che ogni giorno s’impegnano per sprecare meno e aiutare di più i poveri. Ma questo non importa a Ségolène Royal* o a Kerry McCarthy perché non fa notizia sui giornali e non recupera consenso politico.
Fortunatamente, ci sono delle eccezioni. Ad aprile 2015 l’on. Maria Chiara Gadda ha depositato una proposta di legge “Norme per la limitazione degli sprechi, l'uso consapevole delle risorse e la sostenibilità ambientale” e da mesi incontra, ascolta, discute, scrive, e corregge la proposta di legge insieme a tutti i soggetti che vogliono dare il proprio contributo per favorire e semplificare la possibilità di donare ciò che eccede e può essere donato. A fine marzo la proposta di legge inizierà il suo iter parlamentare alla Camera.
Ci auguriamo che questo esemplare percorso legislativo non venga sprecato ma diventi un’opportunità per tutti.
* Ségolène Royal, Ministro francese per l'ecologia e lo sviluppo sostenibile, ha invitato il settore retail a stringere accordi su base volontaria con le organizzazioni caritative per donare le eccedenze alimentari. Tuttavia, ha aggiunto che avrebbe reso pubblico il nome di quelle aziende che non avrebbero voluto promosso questi accordi.