Ricucire l'amore: dalla tela della sofferenza alla tela del bene

Come può un evento accaduto nel 1600 essere d’ispirazione per creare una nuova realtà fatta di amore, accoglienza e ascolto nel 2024? Ce lo racconta padre Mario Sirica, Direttore de “La Locanda del Samaritano” a Catania, struttura di accoglienza per persone senza fissa dimora e nostra organizzazione partner. 

Ma facciamo un passo indietro: quando e perché nasce la locanda?

«La Locanda - racconta padre Mario - nasce circa undici anni fa, a Catania, come una risposta alle povertà del tempo. Le persone che accogliamo sono diverse tra loro: padri separati monoreddito, donne vittime di qualsiasi tipo di violenza, uomini che hanno perso il lavoro in un’età avanzata, giovani con dipendenze o che per il loro orientamento sessuale decidono di scappare dalla famiglia...». 

Oggi, anche se la forbice della povertà è ancora molto ampia e in evoluzione, l’équipe della locanda composta da volontari e da sociologi, avvocati e counselor professionisti lavora in sinergia per rispondere in modo adeguato alla relazione di aiuto.  

Questo è anche possibile grazie all’aiuto di Banco Alimentare della Sicilia: padre Mario, infatti, spiega che «Banco Alimentare della Sicilia rappresenta un grande aiuto per noi: avere gratuità di cibo significa ottimizzare le economie e le energie e questo ci permette di aiutare le persone, offrendo loro percorsi di supporto più ampi». L’espressione per narrare ciò che facciamo insieme alla Locanda, partendo dal dono del cibo, è quella della catena del bene: si comincia da un primo anello, il nostro magazzino, per poi scorrere fino ad un altro anello, quello in cui la Locanda consegna il cibo alle persone in difficoltà. Dal bisogno alimentare si arriva così ad abbracciare un altro tipo di bisogno, uno tra i più importanti per un essere umano: ricostruire la propria dignità, mettersi nuovamente al centro della propria vita, ricominciare a vedere la luce. Essere accolto ed ascoltato dall’altro. 

Tra i bellissimi progetti che la Locanda sta realizzando, infatti, ce n’è uno inaugurato l’8 marzo scorso: una nuova casa di accoglienza femminile, uno spazio per donne emarginate e vittime di ogni genere di violenza realizzato grazie al contributo di Fondazione Azimut. Il progetto ha il titolo di “Lumière”. Luce, in francese. E quella parola, in quella lingua, non è casuale. Siamo in Francia, nel Quindicesimo secolo. Luisa di Marillac, giovane donna religiosa francese e madre, attraversa uno dei momenti più bui della sua vita. Un giorno, in un momento di preghiera, Luisa chiede allo Spirito Santo di fare luce sulla sua vita. Lo Spirito Santo accoglie la sua richiesta e le fa vedere con chiarezza il suo futuro, portando Luisa a credere che «da un periodo di buio, di dolore e di chiusura si può ricominciare a guardare con speranza e luce il mondo», aggiunge Padre Mario. 

Per moltissime persone in difficoltà, oggi, la Locanda è questo: è un nuovo punto da cui ripartire, da cui ritessere la propria vita. Padre Mario, infatti, ci parla di come queste situazioni siano una “tela della sofferenza”, un tessuto fatto di fatica, di dolore. Bisogna, però, saper vedere tra i fili: «ogni volta che accogliamo una persona che ne ha bisogno e ci mettiamo in ascolto, da questa “tela fatica” cerchiamo di trarre ciò che di bello e di bene c’è in ogni persona, per poi partire da questo bene e arrivare a percorrere un cammino di luce, appunto. Di rinascita». Si arriva a costruire, allora, una nuova tela, «si parte dalla loro situazione di sofferenza per andare a mettere a fuoco i loro talenti e le loro capacità. Quando si tocca il fondo si arrivare a perdere l’autostima, e non si ha più voglia di guardare il positivo delle cose. Noi tessiamo insieme la tela dell’amore che è importante per ritornare a sperare e ad avere una vita», conclude padre Mario. 

La comunità è la spinta giusta per ripartire di nuovo, un luogo sicuro dove poter trovare il proprio spazio per sedersi davanti al telaio della nostra esistenza e tessere, finalmente, nuove trame della nostra vita, che potrà essere ricca di fili nuovi e colorati.