Tonnellate di cibo salvate dalla distruzione e distribuite alle famiglie bisognose
Cambi di packaging, rotture parziali degli imballi, logiche di scaffale mutevoli e un prodotto alimentare buono diventa non commerciabile. E’ provato poi che le insalate che hanno meno di 2 giorni di scadenza restano invendute sul bancone del supermercato e per questo ritirate. E così capita per tanti altri prodotti deperibili. Ma che fine fanno questi alimenti? Non tutto è perduto. Sì perché ci sono tonnellate di cibo che si possono recuperare. Come? Questa è la principale mission dell’Associazione Banco Alimentare. La Onlus recupera anche ad Arezzo gli alimenti e li distribuisce gratuitamente ad enti e associazioni caritative che solo in Toscana ad oggi sono 574.
«La provincia di Arezzo è coordinata dal Banco Toscano, tutta la merce raccolta viene collocata nel magazzino di Calenzano in provincia di Firenze — spiega il presidente toscano Leonardo Carrai — Con questo cibo vengono aiutate case famiglie, mense dei poveri, Caritas, associazioni laiche del territorio ed è un vantaggio anche per l’azienda donatrice che evita di dover sostenere i costi di distruzione dei cibi».
«Ci sono tante aziende aretine che nel corso dell’anno hanno donato kg di generi alimentari. Tra queste la Corsini di Civitella con 600 kg di prodotti, Errebi Nestlè di Rigutino 431 kg, Fonte Santa Fiora di Monte San Savino che ha fornito 27360 litri di acqua, il Penny Market di Marciano, Unicoop di Arezzo e Montevarchi — spiega il responsabile provinciale del Banco Adriano Di Sisto — Il cibo viene distribuito rifornendo la Caritas diocesana e le varie Caritas parrocchiali affiliate, il Ceis di Arezzo, la Cittadella della Pace di Rondine, l’associazione Arca di Monte San Savino, l’istituto terziario delle suore di S. Elisabetta, solo per citarne alcuni. Sono le varie associazioni che mensilmente si recano a Firenze per ritirare quanto loro assegnato. Distribuiamo il cibo a tutte quelle strutture che non ricevono rette o che donano gratuitamente agli indigenti».
Per poter ricevere gli alimenti le strutture caritative devono stipulare una convenzione con ciascuna Organizzazione Banco Alimentare. «L’accordo — dice Carrai — prevede l’impegno a utilizzare i prodotti esclusivamente a favore di persone bisognose». Da dove vengono i prodotti? Nella maggior parte dei casi si tratta di eccedenze alimentari dovute a sovrapproduzioni, errori di etichettatura o lottizzazione, eccedenze dovute a logiche commerciali di scaffale, ma anche alimenti che hanno una data ravvicinata di scadenza. Oppure ci possono essere cambi strategici di packaging, rotture parziali dovute a movimentazioni nelle piattaforme logistiche di stoccaggio e distribuzione. A sostenere il Banco c’è anche la giornata nazionale della Colletta Alimentare (a Novembre). Ad Arezzo l’ultima colletta ha permesso di raccogliere 1871 kg di zucchero, 2015 di latte, 2655 di olio, 3010 di omogeneizzati, 1830 di alimenti per l’infanzia, 3364 di tonno, 491 di carne, 10410 di pelati, 12174 di legumi, 17120 kg di pasta, 2590 di riso, 5551 di vari altri alimenti per un totale di 63081 kg di cibo.
Fonte: La Nazione ed. Arezzo - Angela Baldi (19/07/2012)